“Fiori per Algernon” – Daniel Keyes

Una lettura ancora troppo fresca, con tutto ciò che comporta. Questo romanzo mi era stato suggerito anni fa da una cara amica e allieva, Anna Chiara. Non avevo mai trovato il coraggio di leggerlo, perché sapevo che avrebbe toccato alcuni nervi scoperti.

“Fiori per Algernon” non è un libro facile, perché l’impatto emotivo che ti travolge durante la lettura è sconvolgente. Come vedere le nuvole nere avvicinarsi dal mare inesorabili e uscire comunque di casa. Sentire i primi tuoni, ma continuare a camminare, senza ombrello, senza cercare riparo. Bagnarsi di pioggia gelida, essere percossi dal vento, e restare così, come pulcini spaesati. La tempesta si allontana e l’acqua cade goccia dopo goccia dai tuoi abiti, ma tu resti fermo, al centro della piazza. Non puoi far niente, se non sfruttare la possibilità di piangere senza che altri se ne accorgano.


Le tre parole che ho pensato per questo romanzo – e specifico romanzo, perché in origine Keyes aveva scritto e pubblicato un racconto – sono queste:

Funzionalità

La prima parola è legata allo stile di “Fiori per Algernon”.

Il linguaggio con cui è scritto il diario è sempre funzionale e coerente con il livello di intelligenza di Charlie, il protagonista. Ogni singola lettera è al proprio posto in base a una logica ben precisa.

Universi

Siamo Universi destinati a non incontrarsi mai? Siamo fatti di solitudini, incomunicabilità, aspettative e delusioni. Ognuno di noi fa parte dell’Universo ma è un Universo a sé stante. Forse siamo fatti per non capirci mai?

Tristezza

Questa emozione pervade tutto il libro e ti accompagna anche dopo l’ultima pagina. Persiste, a distanza di giorni. Rimane sulla pelle come la pioggia di cui ti ho parlato all’inizio. E non gocciola per terra, ma dentro di te.

Rispetto al racconto, la tristezza raggiunge un livello più profondo perché di Charlie conosciamo più aspetti: l’infanzia, il rapporto con la madre e con la sorella. E poi le altre due figure femminili con cui Charlie Gordon si rapporta da uomo: Alice e Frey.


Mi mancherà Charlie Gordon.

E questi sono i miei fiori per Algernon. Sono finti, sì, ma almeno non sfioriranno mai.



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5 risposte a ““Fiori per Algernon” – Daniel Keyes”

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