Sentimento sublimato, sentimento incarnato.
La bellezza è in ogni cosa se sai vederla. Per riuscirci, a volte avremmo bisogno di un occhio nuovo. Ed è proprio questo occhio nuovo, per citare Ilio Leonio dalla Prefazione di Haikugrafia, a emergere nell’opera di Roberta Placida. Un occhio che sa cogliere impressioni senza fermarsi a descrivere e che riesce a coniugare due forme d’arte solo in apparenza lontane: la poesia degli haiku e quella della fotografia. Ne nasce un modo diverso di fare bellezza, di dialogare con il nostro universo interiore e con tutto quello che ci circonda.
E proprio bellezza e dolore, vita e morte sono le impressioni che Roberta Placida regala a se stessa e al lettore/spettatore.
Ci sono lo scorrere del tempo in Haikugrafia, e il rispetto delle stagioni. Non solo quelle che si alternano durante l’anno, ma quelle più volubili della vita. E proprio bellezza e dolore, vita e morte sono le impressioni che Roberta Placida regala a se stessa e al lettore/spettatore. Come un’opera d’arte che prende voce e sussurra, come una brezza leggera. E prende sostanza e forma, mentre il vento muove le foglie.
La prima bellezza che troviamo in questa raccolta è quella dell’amore. Appare subito nella dedica e ci accompagnerà nella lettura. È una presenza che continua a vivere, nella nostalgia e nei ricordi, nel vento. Il bel sogno dell’haiku 4 è un inno sussurrato alla nostalgia e all’autunno. Le foglie dell’immagine incorniciano le parole e le fanno uscire fuori dalle pagine: le rendono vive, vere.
E con la foto di un dente di leone, immagine a cui sono particolarmente legata, si sposa l’haiku 7 con la sua impressione di voce portata dal vento. Soffierà anche sul fiore, forse, e porterà altrove i semi. Continueranno a viaggiare, continueranno a vivere.
La bellezza della felicità ormai perduta è un ricordo dolce e amaro. Ne è protagonista l’haiku 14, a testimoniare che ciò che è stato bello può anche provocare dolore. E che anche nel dolore può vivere, ancora, il germe della bellezza.
Nell’haiku 17 la bellezza assume i contorni della poesia e questa è l’idea che mi sono fatta, nel mio piccolo, leggendo e guardando Haikugrafia: che la poesia sia bellezza, che la poesia sia un ponte tra chi la scrive e il mondo che lo circonda, tra chi la scrive e chi la legge. La poesia come anima del mondo, come soffio che tutto avvolge e tutto anima.
In una vita che spesso è fragile bellezza come le foglie d’autunno, potremmo essere tentati di non cogliere gli scorci che si aprono di fronte a noi. Quando abbiamo perso chi amiamo, è difficile riuscirci, ma Roberta Placida ha compiuto un piccolo grande miracolo: è riuscita a cogliere la bellezza nello scorrere del tempo, negli elementi naturali, nella vita che nonostante tutto sorge, nel ricordo, nei sogni, e persino nel dolore e nella morte.
Fragile bellezza
di foglie sonanti
che affidano al vento
l’ultima voce…
[…]
Roberta Placida, Autunno in Haikugrafia, Daimon Edizioni, L’Aquila, 2019.
Haikugrafia si chiude proprio così, con la bellezza delle foglie al vento e della loro ultima voce.
Sentimento sublimato: così Antonio Iannucci definisce Roberta Placida nella Postfazione di Haikugrafia. Sublimato, sì, per l’elevato valore artistico e linguistico che caratterizza quest’opera. Ma anche incarnato: perché Roberta Placida come una ballerina sulle punte si muove su un palco di vita e di morte e tocca tutti gli angoli, con rispetto e delicatezza. Con armonia, mi verrebbe da aggiungere. O, più semplicemente, con bellezza.
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