Violenza: naturale? Sociale? Sicuramente assurda.
La maggior parte delle mie recensioni arriva a caldo: la lettura di un libro mi suggerisce spunti filosofici, ne scelgo uno (almeno in un primo momento), lo approfondisco e poi scrivo la recensione.
Ho aspettato alcuni giorni dopo aver terminato Ragazze elettriche di Naomi Alderman, ma non riesco ancora ad avere il giusto distacco nel vedere questo libro. Ecco, aspettatevi questo: che quella che leggerete sia solo una prima recensione, ma che ne arrivino altre sempre su questo titolo. Un po’ come è successo con Shining di King (di cui non ho ancora finito di scrivervi, ve lo anticipo) per cui ho preparato un Era meglio e una recensione filosofica sul concetto di redenzione e con Cambiare l’acqua ai fiori di Perrin (su cui ho scritto una recensione a tema bellezza e una filosofica sulla vita).
Quello che è successo stavolta, però, è diverso: mi sono sentita profondamente colpita sia dal suo contenuto che dalle finestre che si aprivano nella mie mente. Sono stata bombardata da collegamenti su argomenti possibili, e alla fine ho deciso di iniziare con quello forse più banale e lampante, ma anche il più urgente: quello dell’assurdità della violenza.
Questo libro ha subito suscitato la mia curiosità, tanto da essersi guadagnato il mio voto sulla fiducia nel gruppo di lettura per la scelta del titolo del mese.
Su internet gira un po’ la notizia che questo sia un libro gore, un termine preso in prestito dal mondo cinematografico e che indica un genere ricco di immagini violente e cruente. Quando parliamo di arte in generale e, in questo caso, di letteratura, il parametro fondamentale deve sempre essere la funzionalità.
La violenza è presente in Ragazze elettriche? Sì.
Si indugia troppo su questo tipo di scene? Premesso che non sta a me giudicarlo, ma io ho trovato l’uso della violenza funzionale alla narrazione. Ci sono scene forti, sì, e se devo dirla tutta non ho dormito bene mentre lo stavo leggendo, ma questo non lo reputo un limite del libro. Se una storia è così forte da azionare tanti campanellini e da colpire anche la parte meno razionale di cui siamo fatti, credo che quello che stringiamo tra le nostre mani sia un libro che ci parla nel profondo. Un libro che parla a noi come persone, come esseri umani.
Leggendo le scene di violenze sessuali sugli uomini o dei pestaggi operati dalle donne solo perché potevano farlo, io ho pensato che fosse tutto assurdo. Assurdo che una donna abusi di un uomo, come che lui abusi di lei. Assurdo che una donna colpisca un uomo, come che lui colpisca lei. Assurdo che una donna ricatti un uomo, come che lui ricatti lei.
Mi sbilancerò: Ragazze elettriche di Naomi Alderman tra qualche anno potrebbe essere inserito nei libri di testo delle scuole proprio per la portata del suo messaggio e per la forma con cui è scritto: senza troppi fronzoli, ma curata.
Adesso vediamolo più da vicino.
Non mi dilungherò sulla trama, che potete trovare ovunque. Vi basti sapere che prima le ragazze, poi tutte le donne, hanno scoperto di avere un potere: quello dell’elettricità. E questa scoperta ha portato scontri e disordini iniziali soprattutto per l’incapacità di contenere questa forza, ma anche isolamento, teorie del complotto… insomma, vi ricorda qualcosa?
Proseguiamo. Perché oltre alla parte di fantascienza, c’è anche un forte richiamo alla realtà: l’Arabia Saudita, in primis, dove le donne non potevano guidare le automobili fino al 2018, ma anche la tanto ammirata società occidentale. E che dire delle schiave del sesso commerciate e tenute prigioniere anche nella civilissima Europa?
Ecco la realtà: le donne subiscono quotidianamente soprusi e violenze per il solo fatto di essere donne. Ecco la fantascienza: le donne scoprono di avere un potere e in qualche modo riescono a sovvertire ogni ordine, religioso e politico, e diventano il perno intorno al quale ruota ogni decisione presa.
Per uscire dal sistema violenza, bisogna abbandonare la polarizzazione manichea di due principi opposti.
Mentre all’inizio le donne subivano la violenza degli uomini, durante il romanzo la situazione si ribalta sempre di più e sono le donne a violentare, torturare, uccidere gli uomini.
La vera domanda che ci poniamo come lettori è: che sensazione mi dà questo ribaltamento? E l’autrice stava auspicando questa rivoluzione femminile che troviamo nelle pagine? No, assolutamente. Se cercate un romanzo che investa le donne come esseri superiori rispetto agli uomini, cambiate libro. E anche se cercate un romanzo che vendichi le tante violenze che le donne subiscono ogni giorno in ogni parte del mondo. Non è tra queste pagine, non vi sentirete vincitrici quando le donne saranno più potenti e temibili. Sapete perché?
Perché è qui che arriva il cuore di Ragazze elettriche: perché la violenza è sempre assurda.
Leggendo le scene di violenze sessuali sugli uomini o dei pestaggi operati dalle donne solo perché potevano farlo, io ho pensato che fosse tutto assurdo.
Assurdo che una donna abusi di un uomo, come che lui abusi di lei.
Assurdo che una donna colpisca un uomo, come che lui colpisca lei.
Assurdo che una donna ricatti un uomo, come che lui ricatti lei.
La violenza e il potere che le protagoniste di Ragazze elettriche raggiungono, ognuna seguendo la propria strada, sono traguardi che non ci appartengono, che non ci fanno gioire con loro. Vorremmo che tutto fosse un brutto incubo. E forse per questo motivo questo libro ha tormentato anche le mie notti. Perché mentre lo leggevo continuavo a pensare che era assurdo e a quanto sia assurdo quello che accade nella realtà. Che la vittima della società sia una donna o un uomo, non cambia lo smarrimento di fronte a questa scena.
Ma la violenza che cos’è?
La violenza, filosoficamente parlando, esiste soprattutto dove esiste una dualità: un polo positivo, il Bene, e uno negativo, il Male. Perché esiste la violenza? Perché esiste qualcosa che definiamo buono e giusto e qualcosa che definiamo nel modo opposto.
Il problema della violenza, il problema reale della violenza, è che cambiando la natura (o il genere, visto che di questo nel libro si tratta) del polo, il risultato non cambia. Per dire no alla violenza bisogna abbandonare questa contrapposizione netta, questo sistema che tende a creare nemici anche tra i nostri simili.
Per uscire dal sistema violenza, bisogna abbandonare la polarizzazione manichea di due principi opposti.
Si può veramente uscire da questa spirale? Se sì, in che modo? E come può tutto questo cambiare il nostro modo di vivere, oggi, realmente, nel mondo?
Torniamo al discorso di partenza: questo libro dovrebbe essere messo nei libri di scuola.
Ragazze elettriche di Naomi Alderman mi ha insegnato tante cose: la prima è che la violenza è sbagliata. La seconda è che desiderare una vendetta, un rovesciamento, non porta a un miglioramento della situazione. Mi ha ricordato molto il sistema per cui ogni sgarro deve essere punito. La logica, cioè, di quelle faide che continuano a mietere vittime per anni e generazioni: la vendetta, come nell’antica Grecia, vissuta quasi come un dovere morale.
Sangue chiama sangue, vendetta chiama vendetta. Lo vediamo bene nelle vicende delle protagoniste, soprattutto di una in particolare. Ma è davvero questo che vogliamo e che ci meritiamo? Possibile, allora, cercare una via diversa, una via non polare e non sanguinaria, una via che non porti con sé un dolore perpetuato all’infinito?
Lascio a voi la parola.
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