P. B. Shelley e la ricerca della felicità

Perché dovremmo leggere “Zastrozzi” di P. B. Shelley

Quando si sente nominare P. B. Shelley, il primo pensiero corre al suo poetare. In pochi ricordano le sue opere in prosa, per di più quelle di narrativa.

Eppure.

Eppure c’è un’opera di Shelley, un’opera scritta quando era giovanissimo, che ha ancora molto da raccontarci. Perché? Perché, grattando oltre la superficie, scopriamo che parla di felicità e di quanto la sua ricerca possa condurci su strade sbagliate.

La domanda di fondo del romanzo che analizzo qui, nella recensione pubblicata oggi su Poesia: femminile, singolare è proprio questa: “Che cosa sei disposto a fare per essere felice?”

Andate a leggere il mio pezzo e fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando. Per me i vostri pareri sono importanti!


Prima di lasciarvi, però, giro la domanda a voi, amici lettori: che cosa siete disposti a fare per essere felice?



2 risposte a “P. B. Shelley e la ricerca della felicità”

  1. Si può essere felici anche con poco, anche se alcuni non riescono a esserlo nemmeno avendo tutto. Perché forse è proprio quel tutto che li frega, non avendo più niente da chiedere alla vita.
    Ma se potessi fare qualcosa per essere felice, senza mettere i piedi in testa a nessuno, sicuramente la farei. Ma non posso dire qualunque cosa, dico invece dipende da cosa dovrei fare. Sceglierei al momento

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  2. […] femminile, singolare che per la nuova collaborazione con il blog Emozioni Imperfette. Trovate qui qualche informazione sulla mia recensione filosofica di “Zastrozzi” di P. B. Shelley […]

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