Perché dovremmo leggere “Zastrozzi” di P. B. Shelley

Quando si sente nominare P. B. Shelley, il primo pensiero corre al suo poetare. In pochi ricordano le sue opere in prosa, per di più quelle di narrativa.
Eppure.
Eppure c’è un’opera di Shelley, un’opera scritta quando era giovanissimo, che ha ancora molto da raccontarci. Perché? Perché, grattando oltre la superficie, scopriamo che parla di felicità e di quanto la sua ricerca possa condurci su strade sbagliate.
La domanda di fondo del romanzo che analizzo qui, nella recensione pubblicata oggi su Poesia: femminile, singolare è proprio questa: “Che cosa sei disposto a fare per essere felice?”
Andate a leggere il mio pezzo e fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando. Per me i vostri pareri sono importanti!
Prima di lasciarvi, però, giro la domanda a voi, amici lettori: che cosa siete disposti a fare per essere felice?
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