“Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggero” – Dario Zizzo

Intervista all’autore di “Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggero”, Dario Zizzo

L’indole e l’ironia del nostro ospite, l’autore Dario Zizzo, si può riassumere nelle parole con cui descriverebbe la sua vita: “vivo a Termini Imerese, in provincia di Palermo, cosa di cui i compaesani non vanno fieri; il mio sogno è quello di vincere il premio Strega per poter bere il liquore a scrocco.”

Presente in due antologie il cui ricavato è destinato alla beneficenza, “Vacanze e altri disastri” e “Dentro una bolla – adolescenza“, Dario Zizzo ha pubblicato il romanzo “Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggero” con Montag Edizioni.


Ciao Dario. Quando ci siamo sentiti per questa intervista, sono rimasta molto colpita dalla tua attenzione al tema della beneficenza. Sì, perché in un universo popolato da persone che pensano principalmente a sé stesse, scrivere a favore di altri è un modo per dare il proprio importante contributo a cause giuste. Ci racconti com’è andata?

La prima esperienza è nata nel Gruppo Facebook di scrittori, Il cazzeggio di “Io scrittore”, da un amico,  Christian Floris, che praticamente un anno fa ci ha invitato a dare una mano a un amico che aveva perso la moglie e si trovava in difficoltà assieme ai suoi bambini; così, da racconti di autori del Cazzeggio più quelli di qualche “forestiero”, come Alessandro De Roma e Massimo Tallone, è nata l’antologia “Vacanze e altri disastri” del Cazzeggio solidale, ora Autori solidal (impegnato sempre in iniziative del genere), con la prefazione di Piergiorgio Pulixi, perché leggere fa bene, ma leggere, facendo del bene, fa bene due volte.

La seconda, “Dentro una bolla-adolescenza“, è figlia di altro gruppo FB di scrittori, Sognalibro, il cui ricavato va all’associazione “Libera di vivere” di Barbara Bartolotti, che sostiene le donne che hanno avuto la sfortuna d’incontrare gli uomini sbagliati.


Nel tuo caso, possiamo dire che la scrittura è uscita dai libri per cercare di cambiare davvero il mondo, o almeno una sua parte. Pensi che i libri possano in qualche modo cambiare il mondo? Se sì, come?

Cambiare il mondo temo di no, ma noi stessi sì, può essere un atto di resistenza, a volte anche inutile, ma bello.


Vorrei concentrarmi un attimo sul tuo romanzo d’esordio, “Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggero”. Un titolo che a me evoca ironia e nostalgia. Questi due elementi sono presenti nel tuo libro?

La nostalgia, quella del protagonista Agilulfo, è la componente maggiore, per gli anni Ottanta, “anni colorati come il cubo di Rubik, come Boy George, come gli Swatch, psichedelici, di luci psichedeliche…”; l’ironia, quasi sempre bonaria è un modo per stemperare l’amaro, per rendere il libro un piatto più equilibrato, potremmo dire con un linguaggio da “Masterchef”.


Cosa dobbiamo aspettarci di trovare tra le pagine del tuo libro?

C’è la storia di Agilulfo, ma anche quella della nostra società, negli anni Ottanta, con la politica, l’arte e lo spettacolo, il privato e il pubblico, con una sorpresa finale: chi è realmente Agilulfo; ma anche altri personaggi più di una volta non sono mai come sembrano, hanno un carattere simbolico, ma in quest’ultimo caso io non dico nel libro chi sono, cerco di farlo capire, con degli indizi, insomma il lettore diventa protagonista nell’interpretarli.


Un passo indietro nella gioventù degli anni ’80. Che cosa rappresentano per te quegli anni, Dario? Se tu avessi una macchina del tempo, che cosa vorresti far ritornare e che cosa, invece, dovrebbe essere cancellato di quel decennio?

Furono degli anni in cui cullare il sogno italiano, di progresso sociale, in cui la gente poteva ancora guardare un suo orizzonte e vedere quell’orizzonte avvicinarsi sempre di più, fino a poterlo toccare, ma “… la giacca Consort Henri Lloyd, i jeans Americanino e il cinturone El Charro sono rimasti quale simbolo dei nostri anni epidermici…”, superficiali, in cui l’avere era spesso più importante dell’essere.



Agilulfo è un personaggio che con le sue peripezie suscita sicuramente la simpatia del lettore. Nella sua creazione ti sei ispirato a qualcuno?

Ho pensato a un uomo esiliato dalla vita, semplicemente a questo.


Che cosa puoi dirci, invece, di Arianna?

Ecco, Arianna è uno di quei personaggi misteriosi di cui ti dicevo, ritratti per così dire di spalle, è l’ex di Agilulfo, a cui lui scrive una lettera, che diventa l’occasione per un viaggio a ritroso, con una lunga sosta negli anni Ottanta per l’appunto.


A che cosa dobbiamo l’ambientazione in Sicilia? Quanto è importante per lo sviluppo della storia?

In Sicilia perché la conosco; ci hanno ben insegnato di parlare di quanto conosciamo e al diavolo Internet, dove possiamo anche entrare virtualmente nei musei per esempio, bisogna sentire le voci, gli odori della gente, per essere credibili.


A proposito di incontri impossibili, tanto cari ad Agilulfo: raccontaci un incontro impossibile che tu, Dario, hai vissuto. E se non lo hai vissuto, uno che vorresti che si realizzasse.

Ho avuto il piacere di parlare al telefono con Roby Rosi, il campione di “Superflash” di cui parlo anche nel mio romanzo, è un gran affabulatore, un incantatore, un uomo di grande cultura, alta ma anche popolare, con cui si può parlare di tutto; mi sarebbe piaciuto incontrare uno scrittore verso cui ho un’affinità elettiva, Pier Vittorio Tondelli, che però ho fatto “partecipare” a “Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggiero”; era molto generoso con gli scrittori emergenti (scoprì tra gli altri Giuseppe Culicchia).


Descrivi “Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggero” con tre parole (tre, non barare):

Eretica, acrobatica ed esagerata.


Suggerisci un sottofondo musicale per accompagnare la lettura della tua opera (se vuoi puoi indicare anche una situazione ideale di lettura, tipo periodo della giornata, luogo, compagnia, ecc):

“Compagno di scuola” di Antonello Venditti, solo in compagnia di sé stessi, preferibilmente al tramonto.



Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?

Diciamo che sin dalle scuole medie scrivevo bei temi, ma solo da tredici anni posso dire di aver iniziato un approccio che spero di poter definire, seriamente, “serio”.


Che cos’è per te la scrittura?

Per me è poter dare un nome alle cose, la dignità; mi spiego: prendiamo il caso di un albero, per buona parte delle persone un albero è un albero e basta, per me no. Magari sta là da un sacco di tempo, a osservare il nostro perenne girovagare, a essere testimone delle nostre vicende, magari sopravviverà ad altre generazioni, ecco, potremmo ancora dire che è un albero e basta? Inoltre ogni uomo prova delle emozioni, assiste nella sua vita a grandi cambiamenti privati e collettivi; ora se io non so scrivere di queste cose, dare loro un nome, non ho forse vissuto un po’ invano, più invano di quell’albero?


Leggere fa bene, ma leggere, facendo del bene, fa bene due volte.

Dario Zizzo

Qual è la tua routine di scrittura, se ne hai una?

Ogni momento della giornata è buono per scrivere, per scrittura io non intendo solo l’atto materiale dello scrivere, ma l’ispirazione, che può presentarsi osservando un albero (andrà a finire che mi definiranno “scrittore ecologico”), una scena di vita quotidiana, ascoltando una chiacchierata o una canzone, guardando un film; non prendo mai appunti, devo ricordare il tutto, diversamente mi sembrerebbe di copiare da un altro.


Come cambia, secondo te, il lavoro di un autore quando deve scrivere un romanzo rispetto alla scrittura di un racconto?

Per un romanzo lo scrittore veste i panni dell’architetto, quelli dell’orafo per il racconto.


Quali sono per te gli ingredienti che un bel romanzo deve avere?

Avere una propria voce, che renda l’autore riconoscibile, come avviene con i cantanti; gli epigoni sono solo gente che è arrivata in ritardo, il già sentito; se ci fosse uno con la stessa voce di Tiziano Ferro, non avrebbe chance, sarebbe solo un imitatore; e poi il mistero, uno scrittore, al di là del genere letterario, non deve spiegare, rendere evidente tutto, come ho anticipato, il lettore non è un bambino da imboccare.


Qual è la parte più difficile per te nel tuo percorso di ideazione, struttura, scrittura e promozione dell’opera? Perché?

Le cose più impegnative per me sono la revisione, perché solo due occhi spesso sono ciechi, e la promozione, che è una fatica nella fatica, molto difficile far conoscere un’opera in mezzo allo sterminato mare degli altri libri, tra l’altro, non è una novità, si legge poco e si scrive molto.


E la parte che reputi più stimolante e divertente?

Le recensioni del romanzo, finora (e spero anche successivamente) tutte bellissime, devo dire, dei racconti nel racconto, vere e proprie opere d’arte; anzi ne approfitto per ringraziare di nuovo chi ha speso il proprio tempo e talento per leggerlo e fare le sue considerazioni.


C’è un autore a cui ti ispiri? Perché?

Diciamo Proust, per l’uso e abuso di ipotassi, per un certo mio stile barocco.


Quanto è importante, secondo te, la lettura di altri autori per migliorare la propria scrittura?

Direi fondamentale, in ogni settore ci devono essere dei maestri, certo poi è impossibile e anche sconsigliabile copiarli completamente, bisogna ritagliarsi uno spazio autonomo, un orticello per fare una semina nuova, come ho detto.


C’è la storia di Agilulfo, ma anche quella della nostra società, negli anni Ottanta, con la politica, l’arte e lo spettacolo, il privato e il pubblico, con una sorpresa finale: chi è realmente Agilulfo.

Dario Zizzo

Preferisci leggere autori già affermati o emergenti? Perché?

C’è stato un tempo in cui leggevo solo i primi, ora quasi solo gli altri, sono persone che conosco o posso conoscere facilmente, con cui parlare, anche sostenendoci a vicenda; è molto importante per la propria crescita; ho letto libri interessanti, poi ci sono alcuni emergenti che non hanno nulla da invidiare a quelli famosi, anzi alcune volte sono anche meglio.


Se tu dovessi indicare un’opera che hai letto e che ha cambiato il modo in cui vedi il mondo (intorno a te o dentro di te), quale indicheresti? Perché?

Direi “Il grande Gatsby“, c’è un po’ tutto il senso dell’amicizia, tra il protagonista e il personaggio-narratore, il mito dell’eterna giovinezza, l’amore, provato da Gatsby per Daisy e poi un altro che non dico, per non anticipare il finale a chi non l’ha ancora letto.


[Gli anni ’80] Furono degli anni in cui cullare il sogno italiano, di progresso sociale, in cui la gente poteva ancora guardare un suo orizzonte e vedere quell’orizzonte avvicinarsi sempre di più, fino a poterlo toccare, ma “… la giacca Consort Henri Lloyd, i jeans Americanino e il cinturone El Charro sono rimasti quale simbolo dei nostri anni epidermici…”, superficiali, in cui l’avere era spesso più importante dell’essere.

Dario Zizzo

Che tipo di opere ti piace leggere? Che genere o che stile devono avere? Devono affrontare particolari temi? Raccontaci cosa cerchi come lettore.

Non ho alcuna preclusione, anche se preferisco i generi di cui scrivo, narrativa generale e umoristica; come lettore cerco innanzi tutto lo stile, ci vuole stile (mi piacciono tutti, meno quello piatto), nella vita e in letteratura (spero di non averla rubata, questa frase, perché mi ronza nell’orecchio); sui temi che prediligo, quanto detto sul “Gatsby” credo possa bastare.



A cosa stai lavorando?

Solo alla promozione di “Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggero”.


E che cosa puoi anticiparci sui tuoi progetti futuri?

Al massimo scriverò qualche racconto per qualche antologia; a meno di mirabolanti proposte, non scriverò più romanzi, troppa fatica, e poi magari non saprei scriverne un altro; come diceva un famoso scrittore? “Nella penna di uno scrittore c’è solo un romanzo”.


Oltre alla scrittura e alla lettura, hai altre passioni? Che cosa ci racconti a riguardo?

Il calcio dal divano.


Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane autore che sogna di pubblicare il suo primo libro?

Di avere una buona dose di masochismo, e una moglie ricca, come rispose una volta a “Domenica in” Moravia.


Bisogna sentire le voci, gli odori della gente per essere credibili.

Dario Zizzo

Hai la possibilità di inviare nello spazio una sola opera (che sia una poesia, un racconto, un romanzo) di un autore più o meno conosciuto. L’autore puoi essere anche tu. In questa opera dovrebbe essere raccolto il tuo messaggio a memoria futura. Quale opera scegli e perché?

“Altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli, semplicemente spaziale, rivoluzionario.


Risposte secche:

  1. Casa editrice o self? Casa editrice.
  2. Giallo o nero? Nero.
  3. Struttura a priori o in divenire? In divenire.
  4. Musica in sottofondo o silenzio? Silenzio.
  5. Prima persona o terza persona singolare? Prima.
  6. Libro cartaceo o digitale? Cartaceo.
  7. Revisione a schermo o su carta? Su carta.

Ringraziamo Dario per averci tenuto compagnia e per le tue risposte brillanti.

Se le sue risposte vi hanno incuriosito, vi suggerisco di approfondire qui:



6 risposte a ““Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggero” – Dario Zizzo”

  1. Ringraziare Serena per questa intervista approfondita e stimolante è un piacere prima che un dovere.

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    1. Anche se sostieni di no, spero che tu torni con un nuovo romanzo! 🙂

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  2. Va bene, allora, sempre riferendomi a una risposta data a una domanda dell’intervista, dirò che non so, faccio un po’ il misterioso, e grazie per il tuo augurio.

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  3. […] la conoscenza di molti autori e molte autrici: Tommaso Landini, Marco De Matteis, Marta Brioschi, Dario Zizzo, Maricla Pannocchia, Ilaria Cecchi, Marco Moretti e Alessia […]

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  4. […] Dario Zizzo. Abbiamo già avuto il piacere di conoscere Dario Zizzo nell’intervista trovate qui. La sua card con citazione tratta da “Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggiero” è […]

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    1. Il piacere è stato tutto mio, grazie.

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