Intervista all’autrice di “Rami di corallo”, Tina Mucci

Ciao a tutti, mi chiamo Tina Mucci, sono di Benevento e scrivo... sembra la presentazione ad una riunione di “scrittori anonimi” ma in questa frase c’è quello che sono e quello che vorrei essere. Scrivo da sempre, spero di continuare a farlo e di trovare sempre più persone che lo apprezzino.
Così si presenta l’autrice che ospitiamo oggi, Tina Mucci. E nella sua presentazione ognuno di noi si riconosce almeno un po’.
Ciao Tina, mentre preparavo la tua intervista, ho scoperto che la tua passione per le parole e per le storie nasce sin da piccola. Puoi raccontarci qualcosa a riguardo?
Forse l’approccio alla scrittura è diverso per ognuno. C’è chi sente il bisogno di scrivere per raccontare la propria vita, chi frequenta corsi di scrittura, chi scrive un libro dopo essere diventato famoso in altri campi. Per me è stato diverso. Io sono nata e scrivevo, prima di imparare a farlo a scuola inventavo cose nella mia testa, filastrocche, piccole storie, canzoncine. Poi sono nati i racconti e i romanzi veri e propri, il primo l’ho scritto quando avevo otto anni. Non lo ha mai letto nessuno, ma lo conservo ancora in un quaderno con la copertina blu.
So che crescendo hai continuato a coltivare la scrittura come hobby. Quando e come hai deciso di investire più tempo nella scrittura e come è cambiata la tua vita dopo questa presa di posizione?
Ho sempre scritto e sempre romanzi, a venti anni ne avevo scritti una ventina. Ho sempre lavorato, però e ho fatto lavori che mi tenevano fuori casa tutto il tempo, per cui era poco più di un hobby. Per qualche anno, poi, ho avuto il blocco dello scrittore. Forse avevo castigato troppo la mia passione e lei mi ha punito con il silenzio. Non mi veniva più in mente nulla, nessuna storia, nessun personaggio. Niente. Ero convinta di non saperlo più fare. Avevo cambiato lavoro, nel frattempo, avevo aperto una mia attività che poi è andata male, in seguito ho fatto la commessa. Ma chi come me ha la mente in fermento difficilmente si adatta. Fortunatamente mi era ritornato l’estro, avevo scritto I Segni sul vetro, che ho pubblicato su una piattaforma. Mi serviva tempo, però, io forse so scrivere, ma non sapevo nulla di social, di promozione, di editoria. Così, complice anche una insoddisfazione di fondo, ho scelto di restare a casa. Non scrivo tutto il giorno, comunque non potrei, ma in questi anni ho cercato e trovato l’editore, ho imparato a scrivere al computer, mi faccio pubblicità sui social e cerco di farmi conoscere. Nessun sogno si avvera se non lo coltivi con costanza.
Che tipo di storia dobbiamo aspettarci di trovare tra le pagine dei tuoi libri?
I miei romanzi sono storie in fondo comuni, mi piace parlare della normalità con un tocco di magia, quello dei sogni.

Prima di approfondire “Rami di corallo”, il tuo ultimo romanzo, vorrei farti un paio di domande su altri due tuoi libri. Inizierei con “Rosso autunno”: ci racconti come mai hai scelto questo titolo?
La scelta del titolo è per me sempre una incognita. A volte mi viene subito, insieme alla storia, a volte è meno facile. Rosso Autunno ha diverse genesi. Rosso è il colore di capelli di Veronica e della figlia, l’autunno era il periodo dell’anno che lei odiava, da piccola, perché doveva separarsi dalla nonna che adorava e con cui trascorreva tutta l’estate, autunno anche come metafora, la stagione della vita più tranquilla dell’estate. La stagione della maturità, che può essere comunque ricca di buoni frutti.
In “Rosso autunno” la vita della protagonista Veronica subisce un brusco mutamento con la distruzione del mobilificio di famiglia e con la morte del marito. Oltre al dolore causato da questi eventi, ci sono anche delle verità inaspettate che le vengono rivelate. Vorrei chiederti come ti saresti comportata nei panni di Veronica, se saresti andata a fondo, in cerca di risposte, oppure se avresti lasciato correre. In poche parole: che rapporto hai tu, Tina, con la verità? Ti senti simile a Veronica in questo?
Anche io, come Veronica nel mio libro, avrei voluto sapere la verità. È dolorosa, a volte è meglio una bugia più comoda, ma senza verità non si va da nessuna parte. Quindi sì, sempre la verità.

In “Ancora una canzone” viene narrata la storia dei tre fratelli Ferrari, molto diversi tra loro. Tutti i loro nomi cominciano per F. F, tra l’altro, come fratellanza. Il tuo libro mi sembra suggerire proprio questo tema, un sentimento di vicinanza e di condivisione nonostante le differenze e le burrasche passate. Credi che sia questo uno dei temi principali? Quanto è importante per te questo concetto?
In Ancora una canzone il tema principale è proprio il legame e l’affetto che lega i tre fratelli Ferrari. Un legame che li aiuta ad affrontare il difficile momento della malattia di Fanny, la sorella più piccola. Avere una famiglia che ci supporta, che ci stimola, che ci sostiene è molto importante. Magari non tutti hanno la fortuna di avere una famiglia di origine unita o empatica, in questo caso gli amici possono avere il ruolo di famiglia acquisita. Avere qualcuno che crede in noi è fondamentale, secondo me. Anche se è il contrario, anche se ci ostacola, ci fa capire comunque quello che vogliamo davvero, anche se in questo caso è tutto più doloroso e complicato.
“Rosso autunno” e “Ancora una canzone” hanno in comune un aspetto, a mio avviso: quello che da un evento drammatico c’è sempre una rinascita, una ripartenza. Quanto è importante per te lanciare questo tipo di messaggio ai lettori?
Per quanto non siano autobiografiche, le storie hanno sempre qualcosa di me. Io penso che dopo la tempesta esca sempre il sole, se abbiamo la forza di rimetterci in discussione. I miei personaggi lo fanno. Se è un messaggio, mi sembra un buon messaggio.

In “Rami di corallo” si intrecciano i destini di tre donne molto diverse tra loro: Matilde, Rosaria e Sofia. A quale tra questi personaggi sei più legata? Ci spieghi perché?
Ho amato molto Rosaria, con le sue imperfezioni, le sue insicurezze e le sue paure. Matilde è un personaggio complesso e Sofia troppo chiusa e rigida. Tutte, però, sono nel mio cuore, come ogni mio personaggio.
In “Rami di corallo” è proprio l’incontro di Sofia con la famiglia Severino a segnare la loro vita, a far prendere una direzione diversa. C’è stato un incontro nella tua vita, Tina, che ha sortito questo stesso effetto?
Ogni incontro può lasciarci qualcosa, a saperne cogliere le sfumature. L’Incontro con la I maiuscola penso di non averlo ancora fatto.
C’è un’altra figura femminile che ha una certa importanza in questo tuo libro: sto parlando di Gemma, la madre di Sofia. Gemma ha quello strano potere di scegliere sempre l’amore sbagliato per poi finire con il piangere addosso. Se tu potessi darle un consiglio, che cosa le diresti?
Le suggerirei un mese in ritiro spirituale in un convento! A parte gli scherzi, l’ingenuità di Gemma è veramente fonte di guai, per cui magari le suggerirei di fare qualcosa per imparare a volersi più bene.
Ti sentiresti di dare un consiglio anche a Matilde, Rosaria e Sofia? Se sì, cosa diresti loro?
Matilde ha novanta anni, non ha bisogno di consigli, ha avuto una vita ricca di avvenimenti, belli e brutti, è lei che ne può dare tanti agli altri.
A Rosaria direi di non avere paura e di lasciarsi andare.
A Sofia di non ascoltare troppo l’orgoglio.
Comunque, a qualcuno faccio dire queste cose alle mie protagoniste, quindi è un po’ come se glielo dicessi io.
Descrivi ogni tua opera con tre parole (tre, non barare):
Rosso autunno: Ricominciare si può.
Ancora una canzone: Ci sono sempre
Rami di corallo: Intrecci della vita.
Chiaramente bisogna leggere per capire.
Suggerisci un sottofondo musicale per accompagnare la lettura delle tue opere (se vuoi puoi indicare anche una situazione ideale di lettura, tipo periodo della giornata, luogo, compagnia, ecc):
La situazione ideale di lettura, per me, è di fronte al mare, oppure immersi nel verde, comunque a contatto con la natura, così possiamo gustare meglio le parole. Abbinerei a Rosso Autunno l’ascolto dell’Autunno di Vivaldi, mi sembra perfetto. Ancora una canzone parla di Fanny, che scrive proprio canzoni; quindi, bisognerebbe poter mettere in musica una di quelle scritte da lei. Rami di corallo è un libro che sa di sole, di mare, di azzurro. Mi viene in mente Mediterraneo di Mango, ma ce ne sono tante…
Tina, che cos’è per te la scrittura?
La scrittura per me è vita, è aria. Non ne posso fare a meno.
C’è chi sente il bisogno di scrivere per raccontare la propria vita, chi frequenta corsi di scrittura, chi scrive un libro dopo essere diventato famoso in altri campi. Per me è stato diverso. Io sono nata e scrivevo, prima di imparare a farlo a scuola inventavo cose nella mia testa, filastrocche, piccole storie, canzoncine. Poi sono nati i racconti e i romanzi veri e propri, il primo l’ho scritto quando avevo otto anni. Non lo ha mai letto nessuno, ma lo conservo ancora in un quaderno con la copertina blu.
Tina Mucci
Qual è la tua routine di scrittura, se ne hai una?
Io scrivo ancora a mano, quindi ho bisogno di una scrivania, una penna e un quaderno. Non scrivo mai di notte.
Quali sono per te gli ingredienti che un bel romanzo deve avere?
Secondo me, un romanzo è bello se ti fa emozionare, se i personaggi fanno un percorso psicologico credibile, se dice cose che senti tue, se ti fa entrare nella storia completamente. Se ti fa commuovere o ridere, se ti fa riflettere.
Qual è la parte più difficile per te nel tuo percorso di ideazione, struttura, scrittura e promozione dell’opera? Perché?
La parte più difficile per me può essere trovare un titolo, come ho già spiegato. La cosa che più mi stanca emotivamente è scrivere il finale, secondo me è la parte più importante e deve completare la storia. Spesso lo riscrivo più volte, lo cancello e lo faccio di nuovo. Sono esausta, letteralmente, svuotata quando scrivo la parola Fine. Un’altra fase per la quale trovo difficoltà è la promozione dei miei libri. Io ho pubblicato i primi due in pieno lockdown quindi non ho potuto organizzare una presentazione. Comunque, sono estremamente riservata, sui social ho imparato a farmi pubblicità, ma ho sempre difficoltà se devo apparire di persona. Prima o poi dovrò vincere questa ritrosia.
E la parte che reputi più stimolante e divertente?
Per me è stimolante stare con i personaggi, sentirli nascere, descrivere i loro stati d’animo, farli parlare, raccontarli.
C’è un autore a cui ti ispiri? Perché?
Non mi ispiro a nessun autore, ho cominciato a leggere quelli stranieri. Contemporanei, ora leggo di più quelli italiani.
Quanto è importante, secondo te, la lettura di altri autori per migliorare la propria scrittura?
Leggere sempre è fondamentale. Siamo come contenitori, ci dobbiamo riempire di parole. Periodicamente le parole superano il bordo e quindi bisogna metterne di nuove.
Ho sempre lavorato, però e ho fatto lavori che mi tenevano fuori casa tutto il tempo, per cui era poco più di un hobby. Per qualche anno, poi, ho avuto il blocco dello scrittore. Forse avevo castigato troppo la mia passione e lei mi ha punito con il silenzio. Non mi veniva più in mente nulla, nessuna storia, nessun personaggio. Niente. Ero convinta di non saperlo più fare.
Tina Mucci
Preferisci leggere autori già affermati o emergenti? Perché?
Leggo anche gli emergenti, come potrei non farlo? Io stessa sto cercando di farmi conoscere.
Credi che la scrittura e la lettura possano cambiare il mondo? Se sì, in che modo?
Non so se scrivere possa cambiare il mondo, può cambiare noi. È anche terapeutico, insegna a stare da soli, a fare introspezione e a raccontare. Si riesce a scrivere cose che a voce non diresti mai.
Se tu dovessi indicare un’opera che hai letto e che ha cambiato il modo in cui vedi il mondo (intorno a te o dentro di te), quale indicheresti? Perché?
Non ho trovato un libro che mi abbia cambiato, in realtà non sono più la stessa io, ho cominciato a leggere libri a venti anni, sono passati decenni. Sono cambiati i gusti, come è naturale. Il primo che ho letto è stato Piccole donne, uno che amo molto Shantaram, in mezzo tanti libri che ho amato.
Che tipo di opere ti piace leggere? Che genere o che stile devono avere? Devono affrontare particolari temi? Raccontaci cosa cerchi come lettore.
Come lettrice, cerco storie avvincenti, personaggi realistici, uno stile di scrittura diretto. Mi piacciono le descrizioni, ma non troppo lunghe.
La situazione ideale di lettura, per me, è di fronte al mare, oppure immersi nel verde, comunque a contatto con la natura, così possiamo gustare meglio le parole.
Tina Mucci
A cosa stai lavorando?
Sto facendo amicizia con i personaggi del mio prossimo romanzo, ho scritto qualche capitolo.
Secondo me, un romanzo è bello se ti fa emozionare, se i personaggi fanno un percorso psicologico credibile, se dice cose che senti tue, se ti fa entrare nella storia completamente. Se ti fa commuovere o ridere, se ti fa riflettere.
Tina Mucci
E che cosa puoi anticiparci sui tuoi progetti futuri?
È un romanzo con molti personaggi, racconta tante storie. Diverso dagli altri, secondo me. Comunque, sto anche continuando a promuovere i miei libri.
Si riesce a scrivere cose che a voce non diresti mai.
Tina Mucci
Oltre alla scrittura e alla lettura, hai altre passioni? Che cosa ci racconti a riguardo?
Mi piace il teatro, il cinema, la musica, il mare quando non c’è gente, il buon cibo, la compagnia…
Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane autore che sogna di pubblicare il suo primo libro?
Non so se sono all’altezza di dare consigli, ho ancora tanto da imparare. Secondo me è bene essere umili e prepararsi alle critiche, all’inizio fanno male, ma possono servire. Noi pensiamo sempre di aver scritto un capolavoro, ma dobbiamo accettare il giudizio altrui, che poi è quello che conta. Se si vuole inviare il libro ad una casa editrice, è meglio cercarne una piccola o media, all’inizio, che pubblichi generi simili al nostro, inviare il libro a diverse case editrici ed aspettare. Imparare ad aspettare è fondamentale. Non bisogna avere fretta di essere pubblicati o di guadagnare. Evitare gli editori che chiedono soldi.
Hai la possibilità di inviare nello spazio una sola opera (che sia una poesia, un racconto, un romanzo) di un autore più o meno conosciuto. L’autore puoi essere anche tu. In questa opera dovrebbe essere raccolto il tuo messaggio a memoria futura. Quale opera scegli e perché?
Non è una risposta facile da dare. Tuttavia, se dovesse essere un messaggio postumo, sceglierei Mattino di Ungaretti. Non perché sia tanto breve, ma perché con tre parole lui ha saputo raccontare la gioia e l’emozione che proviamo ad ogni risveglio.
È bene essere umili e prepararsi alle critiche, all’inizio fanno male, ma possono servire. Noi pensiamo sempre di aver scritto un capolavoro, ma dobbiamo accettare il giudizio altrui, che poi è quello che conta
Tina Mucci
Risposte secche:
- Casa editrice o self? CASA EDITRICE
- Giallo o nero? Giallo. Non amo il nero in nessuna forma.
- Struttura a priori o in divenire? Struttura fissata, in linea di massima, ma in divenire, qualcosa può cambiare.
- Musica in sottofondo o silenzio? SILENZIO
- Prima persona o terza persona singolare? Terza persona.
- Libro cartaceo o digitale? CARTACEO
- Revisione a schermo o su carta? Io scrivo su carta, revisiono al Pc.
Le risposte di Tina mi hanno colpita profondamente. Le ho trovate vere, mai banali, delicate.
Se anche voi siete rimasti colpiti, vi suggerisco di approfondire qui:
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