“Amore malato. Quando Narciso è donna” – Alessandro Diadami

Intervista all’autore di “Amore malato. Quando Narciso è donna”, Alessandro Diadami

Ho sempre ammirato le persone capaci di trasformare un’esperienza negativa in qualcosa di buono. Alessandro Diadami, detto Ale, è una di queste. Il suo romanzo d’esordio è “Amore malato – Quando Narciso è donna“. Del suo rapporto con la scrittura, ci scrive:

Fin da piccolo ho sempre sentito di essere portato per la scrittura, ma come si sa spesso la vita porta in ben altre direzioni, e così per molto tempo questo sogno è rimasto confinato in un cassetto. Grazie a un’esperienza personale di vita, seppur negativa, che mi è capitata, ho deciso di aprire quel cassetto e tirar fuori questa mia passione.

Per me è quindi un grande onore ospitarlo in questa puntata.


Ciao Alessandro. Lavorando alla preparazione della tua intervista, ho scoperto che il libro di cui andremo a parlare oggi, “Amore malato. Quando Narciso è donna”, oltre a essere il tuo esordio letterario è anche una storia vera. Per prima cosa, desidero quindi farti i complimenti, perché per raccontare il proprio vissuto, specie quello non sereno, non patinato, ci vuole coraggio. A volte è anche questione di necessità. A me è successo con il disturbo alimentare, per esempio. Vorrei quindi iniziare a chiederti che cosa ti ha spinto prima a scrivere e poi a pubblicare la tua storia di amore tossico in un libro.

Durante questa relazione ho capito troppo tardi e, solo dopo tante sofferenze, che non era un amore sano. Ogni cosa mi suggeriva che si trattava di un amore tossico ma non riuscivo a interpretarne i segnali. Così ho pensato di rendere pubblica questa storia per poter dare una mano a chiunque si trovi coinvolto in una relazione tossica, e far capire che le persone sbagliate non sono loro, ma i loro manipolatori.

L’obiettivo del mio libro è quello di aiutare uomini e donne a capire cosa stia loro succedendo interpretando certi “segnali” o certi modi di fare dei loro partner tossici.

Basandomi sulla mia esperienza posso dire che le personalità tossiche hanno un certo “modus operandi”, cioè mettono in atto certe azioni che, agli occhi della vittima coinvolta, sembrano di difficile interpretazione. Attribuendo a queste azioni il giusto significato si può arrivare a capire come e perché il partner si comporta in un certo modo.


Nel titolo utilizzi una parola forte: “malato”. Spesso fatichiamo ad accettare che certe relazioni non siano sane e che abbiano davvero effetti devastanti su di noi e su chi abbiamo intorno. Quanto è importante, secondo te, dare il giusto nome alle cose?

Per me è fondamentale dare il giusto nome alle cose, soprattutto in casi gravi come questo. Anch’io, per molto tempo, ho avuto difficoltà ad accettare di trovarmi una relazione malata, una volta presa consapevolezza e dopo aver aperto gli occhi ho capito che era necessario chiamare le cose con il loro nome.


Nel tuo libro andiamo contro la falsa credenza che in amore sia normale stare male anche in misura estrema. Ti rivolgo una domanda personale, ma sarebbe bello che tu condividessi con noi la risposta: che cos’è per te l’amore, oggi?

Per me l’amore è un sentimento sincero tra due persone che veramente vogliono intraprendere un percorso di vita insieme. In un amore sano ci dev’essere rispetto reciproco, e soprattutto si deve crescere insieme rispettandosi a vicenda.


Lo schema di azione che possiamo osservare nel tuo libro, tratto appunto dalla tua storia vera, è tipico di molte relazioni tossiche: la recente fine di un’altra relazione, una simpatia iniziale, l’idillio di un nuovo rapporto a due che poi a poco a poco si trasforma e diventa soffocante. Quanto è importante chiedere aiuto quando si capisce che qualcosa non va?

In certe situazioni non solo è importante chiedere aiuto, ma è fondamentale. Come dicevo prima, quando si è coinvolti in una relazione tossica, si fa fatica a vedere o ad accettare determinate situazioni, pur provando sofferenza. In questo frangente è necessario, fin da subito, ricorrere all’aiuto di un professionista che ci aiuti a capire cosa stia succedendo e per quale motivo si è finiti dentro una storia del genere.


Quanto è stato difficile scrivere il tuo libro? Hai avuto più difficoltà emotive o tecniche?

Scrivere un libro non è una mai passeggiata, qualunque sia la storia che si vuole raccontare. Ci vuole tantissimo impegno e, soprattutto, bisogna essere consapevoli che le difficoltà non mancano. Mentre scrivevo la mia storia incontravo spesso difficoltà emotive e tecniche.

Il romanzo mi ha portato a rielaborare il mio vissuto, ma con una nuova consapevolezza: quella di aver capito a cosa ero andato incontro e la soddisfazione di esserne uscito. Quello che mi ha aiutato a superare le difficoltà è stato il voler raccontare la mia vicenda per essere di aiuto.


Il romanzo mi ha portato a rielaborare il mio vissuto, ma con una nuova consapevolezza: quella di aver capito a cosa ero andato incontro e la soddisfazione di esserne uscito. Quello che mi ha aiutato a superare le difficoltà è stato il voler raccontare la mia vicenda per essere di aiuto.

Alessandro Diadami

Pensi che la scrittura e la lettura possano essere in qualche modo terapeutiche? Se sì, come?

Certamente! Sia la scrittura sia la lettura hanno funzioni terapeutiche. La scrittura permette di tirar fuori tutto quello che si ha dentro, mettendolo nero su bianco, elaborando emozioni e vissuti interiori.

Con la lettura ci si immerge in un mondo nuovo, dove si fanno le conoscenze di luoghi e personaggi che popolano quel mondo. Questo dà conforto, perché per un attimo si abbandona il mondo reale fatto di preoccupazioni e paure e con la mente si viaggia in un mondo dove ci si sente ascoltati e capiti.



Credo che la copertina del tuo libro sia molto evocativa. A me ha fatto pensare a una magia che tiene imprigionato un uomo, spingendolo a cadere in eterno. Ci racconti come l’hai scelta e che significato ha per te?

La scelta della copertina è stata studiata e pensata a lungo. Lo scopo è stato quello di dare subito un primo impatto al lettore, descrivendo graficamente e non solo testualmente, quello che è l’argomento in questione: un uomo intrappolato nelle grinfie di una donna manipolatrice.


Nel tuo libro non poni l’accento sul genere di chi compie violenza, ma sui meccanismi che si possono attuare all’interno di questo tipo di relazioni malate. Siamo spesso abituati a pensare a una violenza fisica agita soprattutto da mano maschile. Quanto è importante, invece, richiamare l’attenzione su quelle forme più subdole, come quelle psicologiche? Nel tuo percorso, ti sei anche documentato sui numeri di questo fenomeno?

Spesso, per stereotipo, si declina il carnefice al maschile e la vittima al femminile. In realtà la violenza fisica o psicologica, così come certe patologie, è insita in entrambi i sessi. Non sono assolutamente certo del numero, ma penso che si possa attribuire il fenomeno per il cinquanta per cento a entrambi.


Mi ha colpita una recensione che ho letto su amazon. L’ha lasciata un altro uomo che si è rispecchiato nella tua storia. Hai ricevuto molti feedback simili? Ti hanno scritto persone a cui il tuo libro è stato d’aiuto a capire o a uscire da una relazione tossica?

Le recensioni positive rilasciate dai lettori sono molto gratificanti e mi spronano a portare avanti questa mia passione per la scrittura. Questi riscontri mi fanno capire quanto sia stato raggiunto lo scopo iniziale del mio progetto, cioè quello di aiutare le persone a capire. Con mia grande soddisfazione ho ricevuto feedback di alcune persone che, grazie al mio libro, sono riuscite ad aprire gli occhi su loro vicende personali e tratti caratteriali. Tutto questo mi ha reso veramente felice.


Se tu dovessi riassumere in una frase il come si sente oggi Alessandro Diadami, libero da una storia malata e con il suo romanzo tra le mani, che cosa diresti?

Oggi c’è un nuovo Alessandro più consapevole e più maturo, libero da una storia malata che, per quanto tale è stata molto formativa. Grazie a questa storia è riuscito a portare avanti una passione a lungo tenuta nel cassetto: quella della scrittura. Oggi mi sento più sereno e, grazie anche al supporto dei lettori e di chi mi segue, sento che la mia opera sta avendo successo. Di questo devo ringraziare tutti voi.


Descrivi “Amore malato. Quando Narciso è donna” con tre parole (tre, non barare):

Romanzo molto interessante.


Suggerisci un sottofondo musicale per accompagnare la lettura delle tue opere (se vuoi puoi indicare anche una situazione ideale di lettura, tipo periodo della giornata, luogo, compagnia, ecc):

Un sottofondo musicale, che amo particolarmente è un’opera del grande Maestro Ennio Morricone: “C’era una volta il west.” L’atmosfera magica e sognante di quest’opera la trovo indicata per qualsiasi lettura.  



Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?

Credo sia una passione innata. Fin da piccolo ho sempre avuto il sogno di poter scrivere qualcosa, ma poi, per le vicende della vita si prendono strade diverse e questo sogno è rimasto chiuso nel cassetto per troppo tempo.


Che cos’è per te la scrittura?

La scrittura è il mezzo con il quale si può mettere nero su bianco tutto quello che si vuole. Quando si ha qualcosa da dire, o quando si vuole mandare un messaggio, o comunicare qualcosa, la scrittura è l’unico strumento con cui arrivare ai cuori della gente.


Ho pensato di rendere pubblica questa storia per poter dare una mano a chiunque si trovi coinvolto in una relazione tossica, e far capire che le persone sbagliate non sono loro, ma i loro manipolatori.

Alessandro Diadami

Qual è la tua routine di scrittura, se ne hai una?

La mia routine consiste in una o due ore la sera. Mi piacerebbe fare di più ma tutta la mia giornata è impegnata tra viaggi e lavoro. Allora ho deciso di ritagliarmi uno spazio serale per portare avanti questa passione.


Quali sono per te gli ingredienti che un bel romanzo deve avere?

Innanzitutto un romanzo dev’essere di scorrevole lettura, non deve annoiare ma deve coinvolgere. Inoltre deve avere dei personaggi di spessore che rendano la trama interessante senza, peraltro, trascurarne la tematica.


Qual è la parte più difficile per te nel tuo percorso di ideazione, struttura, scrittura e promozione dell’opera? Perché?

La parte più difficile è comporre la struttura. Bisogna trovare un’idea originale, strutturarla e creare una trama convincente.


E la parte che reputi più stimolante e divertente?

Poter creare personaggi ognuno con la sua storia.


Nel tuo caso, grande importanza ha giocato la tua esperienza di vita, il tuo vissuto. Come sei riuscito a dosarlo in modo utile a te e al lettore nella narrazione senza lasciarti sopraffare dalle emozioni?

L’esperienza, seppur negativa, mi ha motivato a raccontare la mia storia per aiutare persone in situazioni simili. Ciò mi ha permesso anche di tenere a bada le emozioni.


Dopo quanto tempo dalla terribile vicenda che te lo ha ispirato, sei riuscito a sederti e a scrivere “Amore malato. Quando Narciso è donna”?

Dopo circa tre mesi, quando ho elaborato la vicenda anche a livello interiore, sono riuscito a trovare la motivazione e l’ispirazione per scrivere il mio romanzo.


C’è un autore a cui ti ispiri? Perché?

Nessuno.


Quanto è importante, secondo te, la lettura di altri autori per migliorare la propria scrittura?

Molto importante.


Quando si ha qualcosa da dire, o quando si vuole mandare un messaggio, o comunicare qualcosa, la scrittura è l’unico strumento con cui arrivare ai cuori della gente.

Alessandro Diadami

Preferisci leggere autori già affermati o emergenti? Perché?

Entrambi. Ciò mi consente di allargare i miei orizzonti culturali. Dagli autori affermati non posso che trarne un prezioso insegnamento, dagli emergenti c’è sempre qualcosa da imparare.


Credi che la scrittura e la lettura possano cambiare il mondo? Se sì, in che modo?

Si, senza dubbio la scrittura e la lettura giocano un ruolo fondamentale, sia per quanto riguarda la crescita personale dell’individuo, e sia per allargare i propri punti di vista nel mondo.


Se tu dovessi indicare un’opera che hai letto e che ha cambiato il modo in cui vedi il mondo (intorno a te o dentro di te), quale indicheresti? Perché?

Non riesco a rispondere in modo preciso a questa domanda in quanto non c’è un’opera specifica a cui mi sono ispirato. In realtà mi ispiro a diversi autori perché, come detto prima, da ognuno c’è sempre da imparare.


Che tipo di opere ti piace leggere? Che genere o che stile devono avere? Devono affrontare particolari temi? Raccontaci cosa cerchi come lettore.

Leggo di tutto, ma in particolare mi piacciono le opere di genere poliziesco, thriller.


L’esperienza, seppur negativa, mi ha motivato a raccontare la mia storia per aiutare persone in situazioni simili. Ciò mi ha permesso anche di tenere a bada le emozioni.

Alessandro Diadami

A cosa stai lavorando?

C’è un altro progetto in cantiere, ma per il momento non posso svelarvi di cosa si tratta.


E che cosa puoi anticiparci sui tuoi progetti futuri?

Tante cose bollono in pentola, nei ritagli di tempo cerco di portare avanti tutti i miei progetti o, almeno, ci provo.


Oltre alla scrittura e alla lettura, hai altre passioni? Che cosa ci racconti a riguardo?

Altre passioni riguardano tutto ciò che ruota intorno alla tecnologia e al mondo delle nuove scoperte.


Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane autore che sogna di pubblicare il suo primo libro?

Il consiglio che darei è quello di non farsi scoraggiare dalle difficoltà che potrebbe incontrare durante la scrittura. Bisogna perseverare e portare il proprio lavoro fino alla fine per poi vedere realizzati i propri sogni.


Hai la possibilità di inviare nello spazio una sola opera (che sia una poesia, un racconto, un romanzo) di un autore più o meno conosciuto. L’autore puoi essere anche tu. In questa opera dovrebbe essere raccolto il tuo messaggio a memoria futura. Quale opera scegli e perché?

Il libro che scelgo è il mio romanzo d’esordio “Amore malato – quando Narciso è donna” perché mi piacerebbe che, anche in futuro, si possa pensare alle violenze di vario tipo all’interno dei rapporti di coppia non solo con l’uomo nelle vesti di colui che commette queste violenze. Penso che questo sia il tratto distintivo del mio romanzo; ricordare alle persone che, anche se forse a livello numerico sono meno, esistono anche delle vittime maschili. 


Risposte secche:

  1. Casa editrice o self? Self
  2. Giallo o nero? Giallo
  3. Struttura a priori o in divenire? A priori
  4. Musica in sottofondo o silenzio? SILENZIO
  5. Prima persona o terza persona singolare? Dipende dal contesto
  6. Libro cartaceo o digitale? Entrambi
  7. Revisione a schermo o su carta? SCHERMO

Ringrazio Alessandro per la preziosa testimonianza. Se volete approfondire, vi consiglio di cliccare qui:



Una replica a ““Amore malato. Quando Narciso è donna” – Alessandro Diadami”

  1. […] Vi consiglio di recuperare anche l’intervista che Alessandro Diadami mi ha concesso; se non l’avete ancora letta, la trovate qui. […]

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