“La maledizione delle catene” – Armando Bizzarri

Intervista all’autore di “La maledizione delle catene”, Armando Bizzarri

Ho chiesto ad Armando Bizzarri, autore di “La maledizione delle catene” di presentarsi. Ecco che cosa mi ha detto:

Sono nato a Pesaro nel 1976, ho studiato da Geometra e poi ho conseguito la Laurea in Scienze Geologiche frequentando le Università di Urbino e di Firenze (dove ho abitato due anni).

Sono appassionato di fantasy e medioevo da sempre, suono la batteria da una vita e adoro tutti gli animali, specialmente i gatti!


Ciao Armando. Mentre preparavo l’intervista, ho curiosato sul tuo sito internet (che trovate qui). L’occhio è inevitabilmente caduto su un aneddoto che citi: le partite di d&d nel garage degli amici. Domanda da giocatrice di ruolo in crisi di astinenza: che personaggio sceglieresti adesso per un’avventura?

Jelko è stato il mio primo personaggio di D&D (metà anni ’90), era un elfo che ho portato avanti nelle varie campagne per anni. Nome che ho usato anche nei giochi online per pc, sia a tema fantasy che non, per cui è facile capire che ormai ci sono particolarmente affezionato, soprattutto al nome più che alla razza.


“La Maledizione delle Catene” ci porta a Symbol, un luogo che custodisce anche misteri. Di Symbol conosciamo via via la storia, la geografia, la struttura sociale. C’è persino una cartina geografica! Vorrei chiederti di portarci per un attimo dentro questo ambiente. Com’è Symbol? Immagina di entrare per la prima volta in uno dei regni di questo mondo e descrivicelo.

Symbol è innanzi tutto un mondo piuttosto arido, la presenza di due soli, che sorgono e tramontano a poca distanza di tempo uno dall’altro, ne è la causa. Il mondo è diviso in due proprio da una grossa cintura di deserto che separa quasi esattamente il mondo in Nord e Sud. Al momento non ci sono guerre, cosa che invece era accaduta qualche tempo prima, proprio per accaparrarsi le zone di costa e i pochi fiumi esistenti dove la vita è più sopportabile e ci si può difendere meglio dal caldo oltre che essere zono più fruttuose.

I regni del Nord sono sostanzialmente un po’ più battaglieri, al Sud invece sono di più quelli tranquilli e pacifisti. Ho un foglio della mappa disegnato vent’anni fa dove avevo fatto proprio la distinzione uno per uno secondo l’allineamento di D&D: legale, neutrale, caotico.



Grande importanza ha quindi anche l’ambientazione. Una domanda tecnica, adesso: come hai lavorato alla sua costruzione? Ci porti dietro le quinte?

Partendo proprio da quel misero fogliaccio (che si vede nel book trailer su Youtube o dal link del sito), ho trovato un programma online che con pochi euro permette di disegnare mappe fantasy. Un vero e proprio editor.

È fatto piuttosto bene, se fosse esistito negli anni ’90 quando ancora giocavo a D&D sarebbe stata una cosa grandiosa, allora si prendeva la penna e un foglio A4 dove al posto dei quadretti o delle righe c’erano gli esagoni.


Mi ha molto colpita la contrapposizione tra il giorno e la notte: il giorno con due soli, la notte completamente buia, senza luna e stelle. Ci racconti come è nata questa idea?

Abbastanza casuale direi, volevo un mondo diverso dal solito, dove le condizioni climatiche potessero influire in qualche modo. Il buio totale delle notti incute un po’ di timore, nessuno esce fuori delle mura in situazioni simili, non ci si può orientare senza stelle, se lo si fa con una torcia è fin troppo visibile da chiunque, briganti inclusi. In situazioni del genere ho pensato che alcune scelte da parte di qualunque personaggio dovessero essere in qualche modo obbligate oppure molto rischiose. Inoltre il gran caldo e un mondo arido ritengo che possa dare instabilità, le poche zone boscose, per lo più lungo i fiumi, possono far gola a molti regnanti e quindi l’equilibrio è sempre precario.


Soffermiamoci un attimo sul protagonista, Jelko. Se tu dovessi utilizzare tre aggettivi per descriverlo, quali sarebbero?

Curioso, determinato, leale.


Jelko è fin da subito attratto da un’elfa, bellissima, ma anche con un triste destino. Accusata di aver appiccato un rogo, subisce una vera e propria esecuzione; ma il loro legame non si esaurisce qui. Cosa puoi anticiparci a riguardo?

Ben poco, la vicenda è l’anima per buona parte della storia, lo stesso Jelko si stupisce di come una giovane elfa messa al rogo e che ha conosciuto appena, lo abbia così tanto legato a lei, i sogni lo tormentano e la ragazza continua a dirgli frasi in una lingua a lui sconosciuta, tra l’altro con le sembianze opposte a quella della piccola elfa dei boschi.


Su Symbol c’è un’ombra che incombe. Viene dal passato, rischia di causare la fine del mondo. Il tema di precarietà e di pericolo è palpabile. Se tu potessi dare un consiglio a uno dei protagonisti di tutta la vicenda, chi sceglieresti? E che cosa gli diresti?

Sceglierei sempre Jelko, gli direi di seguire i suoi sogni tormentati, d’altra parte, se si dovesse verificare una ipotetica seconda invasione, avrebbe ben poche alternative. Tanto vale tentare una pista alternativa e provare a fare qualcosa.


I “Senza Sonno”: hai scelto un nome che ben rappresenta la paura e l’angoscia che provocano. Che cosa puoi dirci su di loro?

Nel libro vengono descritti come simili a zombi ma veloci, in perpetuo stato di putrefazione, non sono armati, le loro armi sono i loro lunghi artigli affilati come rasoi e luccicanti al sole!


“La Maledizione delle Catene” è il tuo romanzo d’esordio. Un romanzo fantasy, appunto. Un’ambientazione così curata e dettagliata fa pensare a altre storie che potrebbero nascere e intrecciarsi a questa. Hai in programma una vera e propria saga?

Sì, mi piacerebbe molto, e a dir la verità avrei già in mente buona parte del secondo, che sia il continuo, il prequel o cos’altro, lo si capisce bene dal finale.


Tornando per un attimo a parlare di fantasy, ti chiedo, secondo te, se è riconducibile a un sottogenere particolare e che tipo di sfumature dobbiamo aspettarci di trovare in questa storia.

Ci ho pensato anche io, ho trovato forse il genere che più ci assomiglia nello Sword & Sorcery e Epic Fantasy, nomi di cui ne ignoravo l’esistenza fino a poco fa. Tra l’altro ho scoperto che esistono davvero tanti sottogeneri. Mi limitavo solo a dire fantasy. Ad ogni modo mi sono molto ispirato appunto a quando ho giocato per un decennio a D&D, il mio genere di riferimento, se esiste, è quello. La frase con cui concludo la quarta di copertina riassume bene cosa aspettarsi: “Ma non tutto è come sembra…”


Descrivi “La Maledizione delle Catene” con tre parole (tre, non barare):

Avventura, cambiamenti, inaspettato


Suggerisci un sottofondo musicale per accompagnare la lettura di “La Maledizione delle Catene” (se vuoi puoi indicare anche una situazione ideale di lettura, tipo periodo della giornata, luogo, compagnia, ecc):

In alcuni tratti musiche epiche come quelle che ho messo nei due video sarebbero perfette, ma penso che una buona musica celtica la sera sarebbe perfetta.



Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?

È una cosa, strana, non pensavo di averla, ma devo ammettere che di fantasia ne ho davvero tanta, e sono convinto che i giochi di ruolo, di persona o online tramite pc, abbiano contribuito ad accentuarla.

Ho cominciato a scrivere le prime quindici pagine più di vent’anni fa, poi ogni tanto, per un motivo o per un altro, quei fogli scritti a mano mi capitavano per le mani, finché l’estate scorsa mi son detto che voleva significare che la storia andava finita. Complice anche mia moglie che mi ha spinto a riprendere in mano il tutto.


Che cos’è per te la scrittura?

Non saprei rispondere credo, per me è una cosa nuova, l’unica cosa di cui mi sono accorto è che posso non avere le idee chiare quando mi metto davanti allo schermo, però poi è come un tappeto che si srotola man mano che scrivo davanti ai piedi che mi guida, posso partire senza un’idea ben chiara, ma man mano si sviluppa tutto da solo.


Symbol è innanzi tutto un mondo piuttosto arido, la presenza di due soli, che sorgono e tramontano a poca distanza di tempo uno dall’altro, ne è la causa.

Armando Bizzarri

Qual è la tua routine di scrittura, se ne hai una?

Nessuna routine particolare, semplicemente quando ho abbastanza tempo, perché poi quando parto potrei anche non fermarmi più!


Quali sono per te gli ingredienti che un bel romanzo deve avere?

La cosa fondamentale è non essere scontati, ne escono decine al giorno di romanzi in Italia e non è per niente facile. Del fantasy è stato scritto tutto, non è per niente facile essere originali, creare una storia non banale è già tanto. Questo già basterebbe.


Qual è la parte più difficile per te nel tuo percorso di ideazione, struttura, scrittura e promozione dell’opera? Perché?

Senz’altro la promozione, non sono una persona sfacciata, e la concorrenza è davvero tanta. Promuovere un libro da soli in selfpublishing è davvero una costa tosta. Bisogna saper programmare tutto, essere imprenditori di se stessi. Insomma, promuoversi per me è la cosa più difficile, considerata la concorrenza enorme che c’è.


E la parte che reputi più stimolante e divertente?

Di stimolante in questo primo romanzo ho trovato due cose: quando io stesso rimango stupito di un finale di un capitolo, anche dopo averlo riletto venti volte. Inoltre il parere di amici, che ovviamente deve essere spietato, nel bene e nel male.


C’è un autore a cui ti ispiri? Perché?

No nessuno in particolare, non ho mai letto libri in base all’autore, sono stato sempre attratto dalle copertine, dal titolo e dalla trama, quasi mai dal nome di chi l’ha scritto.


Quanto è importante, secondo te, la lettura di altri autori per migliorare la propria scrittura?

Negli ultimi anni ho rallentato molto la lettura, ma sicuramente leggere è importante, che tu sia un autore o meno. Indipendentemente dal genere, è del tempo che dedichiamo a noi stessi, per cui non ha valore quantificabile.


Ho cominciato a scrivere le prime quindici pagine più di vent’anni fa, poi ogni tanto, per un motivo o per un altro, quei fogli scritti a mano mi capitavano per le mani, finché l’estate scorsa mi son detto che voleva significare che la storia andava finita. Complice anche mia moglie che mi ha spinto a riprendere in mano il tutto.

Armando Bizzarri

Preferisci leggere autori già affermati o emergenti? Perché?

Del tutto indifferente, anzi, un autore emergente potrebbe essere una scoperta, uno affermato una semplice riconferma di quello che già si sa. Il giusto mix di entrambi sarebbe l’ideale secondo me.


Credi che la scrittura e la lettura possano cambiare il mondo? Se sì, in che modo?

Come dicevo prima, penso che sia come viaggiare, arricchisce sempre e sicuramente. Cambiarlo purtroppo non credo, ma magari possiamo lasciare il mondo un posto migliore di come l’abbiamo trovato.


Se tu dovessi indicare un’opera che hai letto e che ha cambiato il modo in cui vedi il mondo (intorno a te o dentro di te), quale indicheresti? Perché?

I Promessi Sposi, indico sempre questo romanzo come il mio preferito, riletto al di fuori dell’ambito scolastico lo ritengo un mix di tutto veramente fatto bene. L’angoscia della peste, l’intreccio sentimentale, l’avventura. Uno dei più belli in assoluto indipendentemente dal genere.


Che tipo di opere ti piace leggere? Che genere o che stile devono avere? Devono affrontare particolari temi? Raccontaci cosa cerchi come lettore.

Ultimamente sono molto attratto dalle storie o biografie di personaggi famosi della storia.

Come appassionato di Medioevo mi piace leggere che vita facevano certe persone famose. Anche come si trascorreva una giornata tipo dell’epoca, fino anche alla vita di tutti i giorni di un comune cittadino dell’antica Roma. Trovo affascinante come veniva scandita una giornata nel passato.


[…] posso non avere le idee chiare quando mi metto davanti allo schermo, però poi è come un tappeto che si srotola man mano che scrivo davanti ai piedi che mi guida, posso partire senza un’idea ben chiara, ma man mano si sviluppa tutto da solo.

Armando Bizzarri

A cosa stai lavorando?

Con molta calma, il secondo libro sta prendendo forma. Adesso che so come funziona, più o meno, è un’altra cosa.


E che cosa puoi anticiparci sui tuoi progetti futuri?

Mi piacerebbe fare una classica trilogia, ma se non riesco a finire il secondo e quindi neanche il terzo, sono soddisfatto lo stesso, è stata una cosa iniziata per terminare un sogno rimasto nel cassetto quando avevo vent’anni, vederlo pubblicato già mi basta. La scommessa con me stesso l’ho già vinta.


Non ho mai letto libri in base all’autore, sono stato sempre attratto dalle copertine, dal titolo e dalla trama, quasi mai dal nome di chi l’ha scritto.

Armando Bizzarri

Oltre alla scrittura e alla lettura, hai altre passioni? Che cosa ci racconti a riguardo?

Mi piace la musica, suono la batteria da tanto, ma al momento non lo sto facendo. Questa una delle mie passioni che mi porto dall’adolescenza. Sicuramente la più duratura.


Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane autore che sogna di pubblicare il suo primo libro?

Di farlo principalmente per se stessi, non certo per un ritorno economico. E di considerare la scrittura di un libro e quello che viene dopo, come una sorta di maratona, è sul lungo periodo che si potrebbe portare a casa qualcosa, non certo con la fretta del tutto subito.


Hai la possibilità di inviare nello spazio una sola opera (che sia una poesia, un racconto, un romanzo) di un autore più o meno conosciuto. L’autore puoi essere anche tu. In questa opera dovrebbe essere raccolto il tuo messaggio a memoria futura. Quale opera scegli e perché?

Sempre i Promessi Sposi, un bellissimo libro per tutte le età, con diverse figure sempre attuali.


Risposte secche:

  1. Casa editrice o self? SELF
  2. Giallo o nero? NERO
  3. Struttura a priori o in divenire? IN DIVENIRE
  4. Musica in sottofondo o silenzio? MUSICA
  5. Prima persona o terza persona singolare? TERZA
  6. Libro cartaceo o digitale? CARTACEO
  7. Revisione a schermo o su carta? CARTA

Se il mondo di Symbol e le risposte del suo creatore Armando Bizzarri vi hanno incuriosito, vi suggerisco di approfondire qui:



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