Intervista all’autrice di “Diario di un lavoratore stagionale. Tratto da un disagio vero”, Giulia Cordasco

Quando Giulia Cordasco mi ha contattata per realizzare un’intervista mi hanno colpita da due aspetti: la prima, da persona cresciuta in una località balneare in cui si è abituati a fare la stagione, è il tipo di storia contenuta in “Diario di un lavoratore stagionale. Tratto da un disagio vero“; la seconda è l’ironia con cui racconta le disavventure in cui si è imbattuta a lavoro.
Ma chi è Giulia Cordasco? Laureata in Lingue per il Turismo Culturale e in Progettazione e gestione dei sistemi turistici, lavora in campo turistico-culturale da oltre dieci anni. Al momento vive ad Acqui Terme (AL), lavora in un Resort, fa la ricercatrice per l’ANPI e collabora con diverse realtà locali per la rivalorizzazione del territorio.
Ciao Giulia! Ammetto di essere rimasta subito colpita dal tema del tuo libro. Sarà perché in una località di mare sono nata, in un’altra lì vicino vivo. Sono cresciuta in una comunità abituata a “fare la stagione” quando tutti gli altri si riposano. Ho letto che ti sei spostata in molte città nel corso della tua vita e che studi e lavori nel settore turistico: tra tutti quelli che hai visitato, tra tutti quelli che hai vissuto, qual è il posto che senti “casa”?
Iniziamo con una domanda molto semplice: la risposta è sicuramente Roma. Ce l’ho nel cuore fin da quando sono piccola e lasciarla per tornare in Piemonte è stato molto, molto, molto difficile. Come dico spesso, se fosse una persona, sarebbe la metà della mia mela.
Abbiamo parlato di casa, ma accennato anche al tema del viaggio. Mi sembra di intuire che per te sia molto importante. Che cosa rappresenta per te viaggiare?
Viaggiare per me è tutto. Scelgo da sola le mie mete e i miei itinerari, ogni viaggio è una scoperta e uno stimolo a non fermarmi mai, anche quando muoversi non è semplice, come negli ultimi anni, l’obiettivo è sempre quello: vivere più luoghi possibile.
“Diario di un lavoratore stagionale – tratto da un disagio vero” è il tuo primo romanzo. Un’opera autobiografica in cui racconti le vicende della stagione estiva 2019 mentre ricoprivi il ruolo di vicedirettrice in uno stabilimento balneare di lusso. Quando hai deciso di raccontare e pubblicare questa tua esperienza? Perché?
L’ho deciso in piena notte proprio quell’estate. Era il 30 agosto e alle 4 e mezza di mattina mi svegliai di colpo e scrissi a una collega, che nel libro ho chiamato Jessica, che quello che stavamo vivendo non poteva passare inosservato. Non era giusto, né per noi, né per tutti coloro che purtroppo pensano davvero che “i lavori stagionali siano tutti così” e non hanno il coraggio di parlarne.
A volte la realtà assume connotati surreali. Mi sembra che si possa riferire anche all’esperienza che ci racconti nel tuo libro. Se tu potessi tornare indietro nel tempo, accetteresti ancora quell’offerta di lavoro? Perché?
Credo che questa sia una delle domande che mi sono posta di più, soprattutto durante quel periodo. Adesso, che sono passati tre anni, ti rispondo con estrema sicurezza che sì, la accetterei ancora, non solo perché credo che in ogni caso ogni esperienza ti insegna qualcosa (questa mi ha insegnato come non bisogna mai lavorare eheheh), ma perché dal punto di vista umano “Jessica” è una delle persone migliori che io abbia mai incontrato, e anche se sono passati tre anni, ci sentiamo ancora quasi tutti i giorni ed è uno dei pilastri della mia vita. Quello che ha salvato da un esaurimento nervoso sia me, sia lei e alcuni altri nostri colleghi è stato proprio il “fattore umano”.
Trovo che il tuo libro sia importante per far riflettere non solo i dipendenti e i titolari di attività stagionali, ma anche i fruitori dei servizi. Ti aspetti che la lettura del tuo libro cambi qualcosa nel loro comportamento?
Diciamo che più che un’aspettativa, la considero una speranza. Il turismo è uno dei settori trainanti dell’economia italiana, eppure da uno degli ultimi studi di settore fatti è risultato che oltre il 73% dei contratti di lavoro stagionali presenta delle irregolarità, più o meno gravi: questa situazione è inaccettabile.
Come mai hai scelto la forma del diario?
Perché è la mia storia! La storia mia e dei miei colleghi. Ho iniziato a prendere appunti dal primo momento in cui ho deciso di mettere nero su bianco quello che stavamo vivendo, e scriverlo in prima persona, raccontando giorno dopo giorno quello che era successo (e stava per succedere ancora), mi è sembrata la scelta migliore che potessi fare. L’unica possibile.
In questo libro hai raccontato il disagio di quella stagione con ironia: l’alloggio che non era idoneo, i cambi di turno dei dipendenti all’ultimo minuto, una paga inadeguata e che tende ad arrivare in ritardo. La pubblicazione di questo libro, l’esserti tolta qualche sassolino dalla scarpa, ha avuto ripercussioni sulla tua vita?
La maggior parte delle persone che conosco mi ha chiesto se fossi “pazza” a scrivere delle cose del genere. I nomi dei miei colleghi (anche se alcuni di loro lo hanno saputo fin da subito che avevo iniziato a scrivere) sono stati cambiati tutti per la loro privacy e né il nome, né il luogo dello stabilimento balneare sono stati resi noti. Certo, chi mi conosce sa qual è la struttura, ma il punto non è puntare il dito contro il mio ex datore di lavoro, lui non è l’unico in Italia a non aver mantenuto la parola data e a essersi comportato male con noi dipendenti. È “solo” uno dei tanti. Purtroppo.
Intrattenimento, sì, ma anche informazione. Alla fine del tuo libro sono presenti risposte a domande frequenti sul mondo del lavoro e anche qualche consiglio. Un libro che vuole quindi essere anche utile. Che tipo di lettore ideale ti immagini?
Me ne sono immaginata più di uno! Vorrei che il mio libro venisse letto da chi sta muovendo i primi passi nel mondo del lavoro, affinché sappia che certe situazioni non sono normali e se accadono vanno denunciate, e anche da chi lavora da tanto e ha vissuto situazioni simili: parlate con la vostra famiglia, confrontatevi, non dite “eh va beh pazienza”, perché se alziamo le spalle e non facciamo nulla per cambiare le cose, le cose non cambieranno mai. E vorrei anche che venisse letto da tutte le persone che soprattutto in questo periodo, come ogni anno, hanno il coraggio di dire che se mancano lavoratori stagionali la colpa è di noi giovani che al posto di imparare un mestiere preferiamo rimanere sdraiati sul divano o in spiaggia a bere Spritz (sì, hanno davvero detto così!).
Il lavoro (stagionale e non) è un problema importante della nostra società. Spesso ci facciamo prendere dallo sconforto, altre volte finiamo con l’accontentarci. Tu, Giulia, sei riuscita a coniugare le tue passioni e i tuoi studi con il tuo lavoro. Che consiglio ti senti di dare ai tuoi coetanei?
Diciamo che ci sto ancora provando, perché quando ti senti dire da chi ti sta accanto che stai perdendo solo tempo e che il libro che stai scrivendo non te lo comprerà nessuno, neanche i tuoi colleghi perché “tanto a loro lo regalerai”, non è affatto semplice. Una cosa però l’ho imparata: non permettete mai a nessuno di dirvi che una cosa è impossibile e che quella non è la vostra strada: solo perché non ci credono loro, non vuol dire che non ci possiate credere voi.
Dopo la pubblicazione ti è capitato di essere contattata da persone che si sono ritrovate nella tua vicenda?
Si! Anche molte delle blogger con cui ho collaborato dall’uscita del libro ad oggi mi hanno detto di essersi sentite catapultate in un preciso momento della loro vita, leggendo le mie parole. Questo mi conferma due cose: la prima è che quando alla televisione dicono che la colpa è dei giovani, forse il punto di vista dei giovani non è stato mai ascoltato, e la seconda, è che queste brutte situazioni capitano più di quanto i diretti interessasti abbiano il coraggio di raccontare.
Che tipo di storia dobbiamo aspettarci di trovare tra le pagine dei tuoi libri?
Una storia “tristemente divertente!”. Non è una lamentela dall’inizio alla fine, non è neanche un’accusa continua. È il racconto delle nostre giornate, in cui non sono successe solo situazioni spiacevoli ma si sono creati tra di noi rapporti sinceri che ci hanno permesso, per lo meno con alcuni, di fare fronte comune. È una storia scritta di getto, sincera, leggera.
Descrivi “Diario di un lavoratore stagionale – tratto da un disagio vero” con tre parole (tre, non barare):
Leggero, riflessivo, reale.
Suggerisci un sottofondo musicale per accompagnare la lettura di “Diario di un lavoratore stagionale – tratto da un disagio vero” (se vuoi puoi indicare anche una situazione ideale di lettura, tipo periodo della giornata, luogo, compagnia, ecc):
Come sottofondo suggerirei quello che ho ascoltato io durante la scrittura: la colonna sonora de Il Favoloso Mondo di Amelie. Sul momento della giornata, dipende dalle abitudini :)! Agli amanti della lettura come me, consiglio di leggere la sera e di accompagnare la lettura con una bella tisana fumante. A chi ha tempo solo in ferie, è un libro piccolo e leggero che ci si può portare dietro senza occupare troppo spazio in valigia, e per chi non legge mai, beh, in bagno ci andiamo tutti! “Meno telefono, e più Diario di un lavoratore stagionale”!!

Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?
Scrivo fin da quando sono piccola. A casa mia non ci sono mai stati tantissimi soldi, spesso Babbo Natale portava la versione economica dei regali che io e mio fratello chiedevamo, ma una cosa sotto l’albero di Natale non mancava mai: i libri.
Che cos’è per te la scrittura?
Scrivere per me è come viaggiare. È tutto. Sono molto più brava a scrivere che a parlare, perché è il modo più semplice che io conosca per poter raccontare le mie emozioni.
[…] ogni viaggio è una scoperta e uno stimolo a non fermarmi mai, anche quando muoversi non è semplice, come negli ultimi anni, l’obiettivo è sempre quello: vivere più luoghi possibile
Giulia Cordasco
Qual è la tua routine di scrittura, se ne hai una?
? Non ho una routine! “Mi si accende la lampadina” e inizio a scrivere tutto su un quaderno, con penna e pennarelli. Se la pagina rimane bianca per troppo tempo lo chiudo e faccio altro. Quando sui social leggo di persone che chiedono consigli su cosa scrivere un libro, rimango sempre un po’ perplessa: la scrittura parte dal cuore, dalla voglia di esprimersi e di far sentire la propria voce, se ti devi far consigliare da qualcuno il soggetto del tuo libro, forse io mi occuperei di altro, per un po’.
Quali sono per te gli ingredienti che un bel romanzo deve avere?
Deve essere coerente, incuriosirti, e lasciarti qualcosa quando finisci di leggere l’ultima riga.
Qual è la parte più difficile per te nel tuo percorso di ideazione, struttura, scrittura e promozione dell’opera? Perché?
Farlo accettare da chi mi stava accanto. Chi è cresciuto abituato a vivere solo una determinata situazione non riuscirà mai a vedere altri punti di vista diversi dal suo. O meglio, potrebbe accadere, se si parte dal presupposto che il proprio è solo uno dei miliardi di punti di vista esistenti al mondo e non l’unico.
E la parte che reputi più stimolante e divertente?
La prima volta che l’ho letto ad alta voce. Stavo ancora finendo di editarlo, “Jessica” era venuta a trovarmi e una sera ho iniziato a descriverle i personaggi mentre lei tentava di capire chi fossero in realtà. È stato un momento molto buffo.
C’è un autore a cui ti ispiri? Perché?
No! Non ho neanche un cantante o un attore preferito. Ascolto, leggo e guardo più film, documentari e libri che posso, non ho neanche un genere preferito, vado a periodi 😀
Quanto è importante, secondo te, la lettura di altri autori per migliorare la propria scrittura?
È fondamentale! Qualsiasi autore, di qualsiasi genere. L’importante è leggere il più che si può!!
Quello che ha salvato da un esaurimento nervoso sia me, sia lei [la collega Jessica, ndr] e alcuni altri nostri colleghi è stato proprio il “fattore umano”.
Giulia Cordasco
Preferisci leggere autori già affermati o emergenti? Perché?
Anche in questo caso… Dipende! Scelgo i libri da leggere guardando la copertina e leggendo la sinossi. Se una delle due mi ispira poco, è raro che io li acquisti. Succede forse solo con i libri “di cui tutti parlano”, che li leggo anche se a primo impatto non mi ispirano per farmi un’idea mia.
Credi che la scrittura e la lettura possano cambiare il mondo? Se sì, in che modo?
Sì, al 100%. Perché solo con la memoria si possono cambiare le cose. E la penna a volte riesce ad essere più pericolosa di una pistola.
Se tu dovessi indicare un’opera che hai letto e che ha cambiato il modo in cui vedi il mondo (intorno a te o dentro di te), quale indicheresti? Perché?
Mi sento di dirti che tra i libri che mi hanno segnata di più ci sono quelli dell’imprenditrice Julia Elle, perché solo leggendo le sue parole ho capito che non sono sola, che è normale avere paura e sentirsi fragili. Ho capito di non essere sola e che sto andando nella direzione giusta, anche se nei momenti difficili si fa fatica a ricordarlo.
Che tipo di opere ti piace leggere? Che genere o che stile devono avere? Devono affrontare particolari temi? Raccontaci cosa cerchi come lettore.
La magia. Quando guardo un film, un documentario o leggo un libro, quello che “cerco” è sempre la stessa cosa: la voglia di riavvolgere il nastro e ricominciare da capo. Cerco l’emozione, e non mi vergogno a dire che molto spesso le mie letture finiscono con me che piango come una fontana!
Ho iniziato a prendere appunti dal primo momento in cui ho deciso di mettere nero su bianco quello che stavamo vivendo, e scriverlo in prima persona, raccontando giorno dopo giorno quello che era successo (e stava per succedere ancora), mi è sembrata la scelta migliore che potessi fare. L’unica possibile.
Giulia Cordasco
A cosa stai lavorando?
A tante cose. Ho un progetto nel cassetto a cui vorrei dedicarmi, ma ogni volta che apro il quaderno la pagina rimane bianca: non è ancora il momento.
[…] solo con la memoria si possono cambiare le cose. E la penna a volte riesce ad essere più pericolosa di una pistola.
Giulia Cordasco
E che cosa puoi anticiparci sui tuoi progetti futuri?
Fare finalmente di tutte le mie passioni il mio lavoro a tempo pieno! Sull’anticiparvi qualcosa… Beh, spesso mi do la zappa sui piedi da sola, quindi direi di risentirci più avanti, e magari ve li potrò già raccontare! 😀
Scrivere per me è come viaggiare. È tutto. Sono molto più brava a scrivere che a parlare, perché è il modo più semplice che io conosca per poter raccontare le mie emozioni.
Giulia Cordasco
Oltre alla scrittura, so che sei appassionata di cucina. In che modo secondo te questi due mondi possono essere accostati?
Quando lavoravo per “Ricette all’Italiana” il bello era proprio far conciliare questi due mondi, che sembrano diversi, ma sono veramente simili, perché entrambi partono dal cuore.
Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane autore che sogna di pubblicare il suo primo libro?
Di non ascoltare chi lo fa dubitare del proprio valore. Se pensate che una cosa si possa realizzare, andate dritti per la vostra strada, perché sia che pensiate di farcela, sia che pensiate di non farcela, avrete ragione. Dipende solo da voi.
Hai la possibilità di inviare nello spazio una sola opera (che sia una poesia, un racconto, un romanzo) di un autore più o meno conosciuto. L’autore puoi essere anche tu. In questa opera dovrebbe essere raccolto il tuo messaggio a memoria futura. Quale opera scegli e perché?
La storia di Liliana Segre, nella speranza che certe tragedie non accadano mai più, in nessuna epoca, in nessuna parte del mondo.
Risposte secche:
- Casa editrice o self? CASA EDITRICE
- Giallo o nero? NERO
- Struttura a priori o in divenire? A priori
- Musica in sottofondo o silenzio? Dipende (Musica strumentale)
- Prima persona o terza persona singolare? PRIMA
- Libro cartaceo o digitale? CARTACEO
- Revisione a schermo o su carta? Su carta
Se pensate che una cosa si possa realizzare, andate dritti per la vostra strada, perché sia che pensiate di farcela, sia che pensiate di non farcela, avrete ragione. Dipende solo da voi
Giulia Cordasco
Grazie a Giulia per averci fatto conoscere un po’ di più del mondo dei lavoratori stagionali! Se le sue risposte vi hanno incuriosito, vi suggerisco di approfondire qui:
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