Erbaluce, immagini e parole: Isabella Galeotti

Intervista all’autrice Isabella Galeotti

Abbiamo già incontrato Isabella Galeotti, vi ricordate? Qui siamo entrati dentro il primo racconto di “Erbaluce”, un’antologia che, oltre a essere ben scritta, armonizzando cuore e penna, contiene una caratteristica speciale per ciascun racconto. Non voglio anticiparvi troppo, per cui prima di entrare nel vivo dell’intervista vi suggerisco di recuperare l’audio nel link qui sopra, leggere queste poche righe di presentazione e incamerare aria.

Ciao lettori le storie sono la mia grande passione, le scrivo e le leggo.

Negli anni ne ho scritte una quantità assurda.

Sono Isabella, ora lascio la parola a Serena.

Mi scoprirete leggendo l’intervista.

Isabella Galeotti

Tratteniamo il fiato e immergiamoci nella lettura dell’intervista della splendida Isabella Galeotti che, sia detto per inciso, ha un occhio incredibile anche come lettrice!

Mi permetto di aggiungere anche che da pochi giorni è uscita “La macchia della verità”, la seconda raccolta di racconti dell’autrice e, se fossi in voi, non me la lascerei scappare!


Ciao Isabella! Ho imparato a conoscerti sia come autrice che come attenta lettrice, ma procediamo un passo alla volta. “Erbaluce”, la tua pubblicazione, è una raccolta di racconti. A livello di mercato è una scelta coraggiosa esordire con una pubblicazione di questo tipo. Da dove nasce questa scelta?

Ciao Serena e grazie per questa opportunità. La scelta è nata dalla voglia di raccontare i miei viaggi. Tutto è nato da lì. Dagli anni Ottanta del ‘900, quando intraprendevo qualsiasi viaggio, anche solo una gita fuori porta, avevo sempre il mio moleskine dove scrivevo, oltre i paesaggi anche le sensazioni che sprigionava quel luogo.


Adesso ti chiedo, invece, in che periodo hai scritto i racconti e in che rapporto si pone il momento della stesura con quella dell’ideazione della raccolta. In altre parole: sono nati prima i singoli racconti oppure l’idea di raccogliere frammenti di storie? Oppure la verità sta nel mezzo?

No la verità non sta nel mezzo. Assolutamente no. Ogni singolo brano è stato ideato in momenti particolari, oppure per partecipare a qualche raccolta di racconti. Quelli che ho pubblicato in “Erbaluce” sono storie che si spalmano nel giro di una ventina di anni. Sai quando dici ” Il sogno nel cassetto?” Ecco, io non avevo il cassetto, ma uno scatolone pregno di fogli, molti scritti a mano, altri dattiloscritti. Ebbene sì ho una certa. Quindi prima l’Antares, poi l’Olivetti sono state mie amiche per moltissimi anni.


Credo che si tenda spesso a sottovalutare il lavoro che si nasconde dietro a un racconto. Si tende a paragonarlo con progetti più ampi che permettono intrecci di trame e approfondimenti maggiori. Quello di cui ci dimentichiamo, però, è che in un numero limitato di battute, un racconto deve raccontare una storia, far entrare nella vita dei suoi protagonisti rendendoli reali. Quali sono secondo te le difficoltà che un autore incontra nella stesura di un racconto e da quali tranelli deve guardarsi?

Hai ragione Serena, sono visti come “fumo negli occhi” sia dagli editori, che dalla maggior parte dei lettori. I racconti non danno modo di affezionarti ai personaggi, perché dopo qualche pagina ne trovi di nuovi. Credo che questo continuo mutamento di trama, ambientazione e il tenere costantemente alta l’attenzione per capirne l’essenza, può causare al lettore medio, stress. Per questo motivo, i tomi da 1000 pg hanno più vendita. Perché il lettore vuole perdersi in quelle trame, in quell’ambiente per il maggiore tempo possibile, e non essere sballottato con energia e piglio da un concetto all’altro. Per scrivere un racconto ci vuole determinazione e molto impegno. Il lavoro è intenso, è pachidermico, condensare in poche righe ciò che uno scrittore di beat sellers lo inserisce fino a mille pagine e oltre. Personalmente utilizzo lo strumento che usano i giornalisti, le 5W, chi meglio di loro sanno concentrare in poche righe un evento? Una buona parte di trappole, se si usano le 5W, si eliminano, certo rimangono molte altre sfaccettature che solo con la lettura di grandi classici, e una buona scuola si possono evitare.


Quali sono, invece, i punti di forza di un racconto?

Come in tutte le storie, per attrarre il lettore, sono le prime righe. Anche, anzi visto che di lettori ne abbiamo pochi, le prime righe sono la base per tenerlo incollato alle pagine. Poi arriva lo sviluppo, che di norma dovrebbe essere frutto di un’idea germinale di base essenziale, pura, incontaminata. Se non c’è poco male, l’abilità è saper raccontare, con disinvoltura e carattere. Poi ognuno ha la propria personalità, il proprio modo di scrivere, e con quello si possono affiliare i lettori. Se poi nel finale c’è un twist, lo hai messo nel sacco. Quel lettore non avrà che occhi che per te.


La scelta è nata dalla voglia di raccontare i miei viaggi. Tutto è nato da lì. Dagli anni Ottanta del ‘900, quando intraprendevo qualsiasi viaggio, anche solo una gita fuori porta, avevo sempre il mio moleskine dove scrivevo, oltre i paesaggi anche le sensazioni che sprigionava quel luogo.

Isabella Galeotti

So che l’immagine di copertina è tua. Ci racconti come è nata e che cosa rappresenta per te?

Esatto, vedo che hai studiato. Scusa la battuta. La lampadina si è illuminata quando in giro non trovavo nulla che mi piacesse. Allora ho iniziato a disegnare il mio profilo, con lo “Chignon”, una delle storie che si trovano nel libro, un mio evento di quando ero bimba, poi siccome amo tutto ciò che riguarda l’enigmistica, ho inserito i disegni dei titoli dei racconti. Come fosse un premio per il lettore, cioè lo faccio partecipare al gioco cercando il nome dei racconti all’interno dell’immagine di copertina. Anche nel prossimo libro si troverà questa linea diretta con il Elettro (anagrammatelo).


Uno degli elementi caratteristici della raccolta “Erbaluce” è la presenza, alla fine dei racconti, dell’idea germinale. Trovo che sia una scelta che ha il potere di avvicinare ancora di più il lettore e l’autore, contribuendo a creare quella che in pedagogia, nel gioco, viene chiamata la terza area, lo spazio dove due identità interagiscono. Da dove è nata l’ispirazione a condividere anche il germoglio delle tue idee?

Serena, alcune volte mi è capitato di scrivere racconti ermetici. Racconti che solo alcuni lettori ne intuivano l’essenza. Quindi, se volevo renderli fruibili ad una maggiore platea, ho dovuto riprenderli dare più aria alle parole, e ai pensieri. Morale l’idea germinale nasce proprio dalla mia naturale scrittura, forse troppo compressa. Credo che in questo modo, come scrivi tu, riesco senza ombra di dubbio a interagire e accorciare quello spazio-tempo, che esiste sempre tra autore e lettore, rendendolo più “amico”.


Domanda a bruciapelo: ma dove nascono le (tue) idee in generale?

Quando facevo io le interviste per “Bravi Autori” questa la chiamavo “la domandazza”. La domanda pazza. Ho la lampadina perennemente accesa. Alcuni dicono sia una benedizione, io lo chiamo “supplizio”. Ogni momento, ogni attimo è quello giusto per scrivere una storia.



Che tipo di storie dobbiamo aspettarci di trovare tra le pagine dei ventisette racconti di “Erbaluce”? 

I brani spaziano dal thriller, al giallo, dal fantasy, alla fiaba e tanto altro. Se intendi il classico filo conduttore, che tutti vogliono all’interno di una raccolta di racconti, è l’amore, le emozioni e il tempo.


Quelli che ho pubblicato in “Erbaluce” sono storie che si spalmano nel giro di una ventina di anni. Sai quando dici ” Il sogno nel cassetto?” Ecco, io non avevo il cassetto, ma uno scatolone pregno di fogli, molti scritti a mano, altri dattiloscritti.

Isabella Galeotti

Alcuni racconti sono ispirati a vicende del tuo vissuto. Una domanda che mi capita spesso di rivolgere ai miei ospiti e che oggi voglio porre a te è questa: che rapporto hai tu, Isabella, con il passato? Quanto è importante per vivere il presente e costruire il futuro?

 Personalmente, Serena, con i miei sessantadue anni precedenti ci convivo bene. Tutto ciò che è accaduto, non lo si può cambiare, ora lo guardo con un occhio diverso, forse sarà la saggezza. Mi vien da ridere, scusa. Comunque anche se ho una certa, grazie alle mie basi vivo bene il presente, e butto sempre uno sguardo al futuro, anche se sarà breve. L’importante è avere sempre un progetto.


Nella raccolta è presente un racconto a cui sei molto legata emotivamente. L’hai scritto di getto e non riesci a rimetterci mano proprio per il tuo coinvolgimento. È accaduto anche a me (e sta continuando a succedere) tutte le volte che apro il file del mio “Briciole”. Nel tuo caso, sto parlando di “Trentadue zampe in cerca d’amore”. Vuoi portarci un po’ di quell’emozione?

Ebbene sì. L’ho scritto anche nell’idea germinale del racconto, che non ero in grado di correggere i refusi, perché ogni volta che ne iniziavo il controllo, io lo perdevo. La vita di tutte quelle zampe sono passate da casa mia, hanno transitato, hanno vissuto gli ultimi anni in un ambiente sereno e amorevole. E grazie all’amore dei 4 zampe sono volontaria presso la lega. Porto a casa un sacco di storie, e se potessi porterei anche chi le ha subite.


Hai mai avuto la tentazione di riprendere uno dei tuoi racconti e di trasformarlo in qualcosa di più lungo e articolato come un romanzo breve?

Sì, Serena, “le avventure di Otis” oppure “Il piccolo Andrea Conti…”, hanno già una stesura più articolata, più complessa. Non ti so dire se ne usciranno due romanzi, ma c’è lo stimolo. Comunque i racconti non li abbandonerò mai.


Descrivi “Erbaluce” con tre parole (tre, non barare):

Tre parole. Racconti da bere.


Suggerisci un sottofondo musicale per accompagnare la lettura di “Erbaluce” (se vuoi puoi indicare anche una situazione ideale di lettura, tipo periodo della giornata, luogo, compagnia, ecc):

Per cominciare le canzoni di Jovanotti, perché raccontano la vita. L’ambientazione, potrei azzardare Rue de Rivoli, Parigi, bevendo un buon caffè Segafredo per il tempo della lettura di “Alta marea”. Oppure, Sedersi su di una panchina a Auronzo di Cadore per leggere il brano “Every”. Altrimenti più semplicemente casa propria nell’angolo dei sogni. Quando? per Erbaluce ogni momento è buono, lo si legge il tempo di una sorsata di birra.



Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?

Come ho già scritto è nata nel momento in cui ho iniziato a viaggiare. Quando si visitano i luoghi, dopo poco tempo, se non si ha della documentazione, delle foto, si perde ogni ricordo, perché bisogna fare spazio al nuovo. Quindi ho iniziato a scarabocchiare tutto ciò che vedevo e le emozioni che mi davano quei posti.


Ho la lampadina perennemente accesa. Alcuni dicono sia una benedizione, io lo chiamo “supplizio”. Ogni momento, ogni attimo è quello giusto per scrivere una storia.

Isabella Galeotti

Che cos’è per te la scrittura?

Domanda intima e di riflessione. È moltissime cose, valvola di sfogo, sono iperattiva e lo scrivere mi aiuta molto a decrementare l’iperattività. È affascinante, lasciarsi trasportare dalle dita che pigiano con la stessa forza tutte quelle lettere è veramente ciò che amo. È la voglia di sperimentare. Ad esempio ho visto un tuo vecchio blog di racconti in seconda persona. 

Non c’è voluto niente che ho provato a scriverne uno pure io. (sarà nella prossima pubblicazione.)


E io, allora, non vedo l’ora di leggerlo! 🙂

Qual è la tua routine di scrittura, se ne hai una?

La mattina presto, molto presto, quando torno dalla passeggiata, ho la testa libera, il silenzio mi circonda.


Storie crude, quotidiane, asciutte, sembra che ci sia passata sopra la carta assorbente, nessun fronzolo.

Isabella Galeotti

Quali sono per te gli ingredienti che un bel romanzo deve avere?

Inizio con il dire che leggo di tutto. Però se potessi scegliere opterei per il colore “giallo” poi il “thriller” e via. Quindi gli ingredienti non possono essere uguali per ogni categoria.  Morale devono contenere un buon intreccio, dei personaggi potenti con carattere, e una buona dose di suspense.


Qual è la parte più difficile per te nel tuo percorso di ideazione, struttura, scrittura e promozione dell’opera? Perché?

In generale non ho difficoltà, l’unica cosa che mi attanaglia, sono i refusi. Non c’è verso di trovarli, non c’è modo di poterli sterminare nemmeno con un lancia fiamme. Tu mi avevi suggerito di leggere dall’ultima parola, poi ho trovato il lettore automatico, c’è anche Edora su Bravi Autori dove inserendo il testo ti aiuta a sistemare le frasi e a correggerle, ma nulla, tutto inutile.


E la parte che reputi più stimolante e divertente?

La scelta dei nomi propri mi diverto da morire, non deve mai essere banale, nei miei racconti ha sempre un nesso con il brano. Sempre.  Poi la ricerca di informazione che ho bisogno per lo sviluppo della storia.


C’è un autore a cui ti ispiri? Perché?

Ovviamente parlo di “raccontatori” Buzzati, Svevo, Calvino, Carver ecc.

I miei si avvicinano a quell’americano Carver, ma prima del passaggio di Lish.

Storie crude, quotidiane, asciutte, sembra che ci sia passata sopra la carta assorbente, nessun fronzolo.


Quanto è importante, secondo te, la lettura di altri autori per migliorare la propria scrittura?

Come dicono tutti, “c’è sempre da imparare”. Anche questo è un mezzo per farlo.


Preferisci leggere autori già affermati o emergenti? Perché?

Non amo i libri da scaffale. Come scritto sopra mi piacciono le nicchie. Prediligo autori meno noti, che leggendo la biografia oppure aprendo un loro libro a caso e passando con gli occhi su qualche pagina, mi diano empatia. Credo che dietro alla facciata dei nomi da copertina ci siano una marea di travet, sottopagati che si documentano, che fanno ricerche e che stendano le storie per loro. Mi piace anche leggere gli emergenti, che a volte mi stupiscono, come ad esempio la nostra amica Iris con Isolati, mi ha stregato. Anche tra di loro/noi si nascondono delle perle.


Credi che la scrittura e la lettura possano cambiare il mondo? Se sì, in che modo?

Certo la storia ne ha molti esempi. A volte in bene a volte in male, anche da quest’ultimo si può trarre delle buone riflessioni.  Ci vuole del buon giornalismo, pulito schietto e non politicizzato, ma l’abbiamo perso negli anni. Sembriamo un paese libero, ce lo fanno credere, ma non lo siamo, molte notizie non vengono avvallate dai redattori, perché imbeccati dalla proprietà oppure da qualche personaggio politico che non gli aggrada quella notizia. Ci rimangono gli scambi culturali, quelli fatti sul campo, quelli veri, ruspanti, allora forse il mondo potrà cambiare in meglio, ma ne dubito. Mi spiace, ma ne dubito assai.


Se tu dovessi indicare un’opera che hai letto e che ha cambiato il modo in cui vedi il mondo (intorno a te o dentro di te), quale indicheresti? Perché?

Qualche anno fa lessi un libro scritto da un giornalista americano che metteva in dubbio il fatto che le torri gemelle fossero state annientate da Al Qaida. Ti dirò che mi aveva scioccato moltissimo. Vedere le cose sotto un altro PDV.


Che tipo di opere ti piace leggere? Che genere o che stile devono avere? Devono affrontare particolari temi? Raccontaci cosa cerchi come lettore.

Scelgo i racconti, ma a parte loro sono gialli e thriller, anche se le biografie o i libri di racconti verità mi attirano moltissimo.


A cosa stai lavorando? (Nota di redazione: l’intervista è stata preparata prima dell’uscita di “La macchia della verità”)

Alla nuova raccolta. Saranno 18 racconti il titolo sarà del racconto “bonsai”. A differenza di Erbaluce che era il brano più lungo, nella seconda pubblicazione ho deciso che doveva essere il più breve a portare la pesantezza di tutte le altre storie. La copertina come la precedente è fatta da me. All’interno e all’esterno del volumetto ci saranno delle sorprese per il lettore, sempre che le voglia individuare. Loro saranno lì e aspetteranno la risata di chi saprà interpretarle. Stuzzicato l’appetito Serena?


Oltre alla scrittura e alla lettura, hai altre passioni? Che cosa ci racconti a riguardo?

La parola creativa ingloba tutto ciò che sono. È sfruttato molto come vocabolo, ma mi calza. Lo indosso con orgoglio. Nel sito che poi sotto inserirai ci sono tutte le mie passioni.  Ne scrivo qualcuna, String art, Kusudama, Riciclo, Pittura, Creazioni artistiche d’abbigliamento, per il resto vi rimando al link.


Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane autore che sogna di pubblicare il suo primo libro?

Serena non sono in grado di elargire consigli di sorta, non ne ho le competenze, e poi a dire la verità, ne avrei bisogno anch’io. Posso solo dire: “non archiviate mai i sogni.”


Hai la possibilità di inviare nello spazio una sola opera (che sia una poesia, un racconto, un romanzo) di un autore più o meno conosciuto. L’autore puoi essere anche tu. In questa opera dovrebbe essere raccolto il tuo messaggio a memoria futura. Quale opera scegli e perché?

Voglio mandare nella capsula del futuro una esordiente. Una raccolta di racconti scritti bene, che toccano il cuore e l’anima. Dove la quotidianità è l’essenza dei brani. “Racconti fra le righe” di Chiara Cianci.


Non archiviate mai i sogni.

Isabella Galeotti

Risposte secche:

  1. Casa editrice o self?  Self
  2. Giallo o nero? Giallo
  3. Musica in sottofondo o silenzio? Entrambi
  4. Struttura a priori o in divenire? A priori
  5. Prima persona o terza persona singolare? Prima, terza e seconda
  6. Libro cartaceo o digitale? Digitale per questione di costi
  7. Revisione a schermo o su carta? A schermo con audio lettura 

Grazie, Isabella, per essere stata con noi! Conosco “Erbaluce” e la tua nuova raccolta mi ha molto incuriosita 🙂

Se le risposte di Isabella hanno colpito anche voi, potete approfondire qui:



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