Dieci domande a… Giuseppe Ferrieri

Breve intervista a Giuseppe Ferrieri, autore di “Max Bauer. Le verità nascoste”


Credo che ci sia un Max Bauer in ognuno di noi e da lui possiamo imparare sicuramente a non arrenderci mai, anche quando le circostanze sembrano non avere delle vie d’uscita, e a credere in noi stessi, sempre e comunque.

Giuseppe Ferrieri

Oggi inauguriamo una nuova categoria di interviste brevi dedicate ad autori con cui sono attivi scambi o collaborazioni.

Giuseppe Ferrieri ha da poco pubblicato il suo primo romanzo, “Max Bauer. Le verità nascoste” edito da PAV Edizioni. La copertina mi sembra ben studiata: ci suscita inquietudine, c’è una grande contrapposizione tra quella luce sullo sfondo e le cupe figure in primo e secondo piano. Anche il carattere del titolo richiama senz’altro il genere a cui il romanzo appartiene.

Conosciamo meglio l’autore. Giuseppe Ferrieri ha 34 anni e vive a Taranto. La sua passione per la lettura e per la scrittura emergono all’età di tredici/quattordici anni.

Inizia a dedicarsi più seriamente alla scrittura a partire da marzo 2020. Dopo due anni, corona il suo sogno: pubblicare con una casa editrice.

Ecco, quindi, le domande che ho rivolto a Giuseppe Ferrieri. Scopriamo insieme qualcosa di più su questo libro dalla copertina tanto misteriosa.




Ciao Giuseppe, benvenuto sul mio blog. Ho letto l’estratto del tuo romanzo, “Max Bauer. Le verità nascoste”. Ho trovato l’incipit molto, molto interessante, a partire dalle primissime righe. Un edificio fuori città, impossibile da vedere. L’idea per cui non esista solo ciò che siamo in grado di vedere è affascinante. Ci racconti che rapporti hai tu con il binomio visibilità/esistenza?

Ciao Serena. Ti ringrazio per questo spazio e saluto tutti i lettori del tuo blog. Ti pongo una domanda: ci sono stati momenti in cui non hai dato per scontato ciò che puoi vedere e toccare mentre, invece, hai dato per scontato ciò che non puoi vedere e toccare credendo che esista o potrebbe esistere? Ecco, il mio rapporto con il binomio visibilità/esistenza riguarda le piccole cose che voglio non dare mai per scontate perché rappresentano la quasi totalità della nostra vita e che spesso non vediamo, ignoriamo o alle quali non diamo il giusto peso.


Dopo poche righe incontriamo quattro personaggi: tre stanno trasportando una barella fuori dall’edificio, mentre uno, un ragazzo, è lì steso privo di sensi. La nostra attenzione viene subito accesa in molte domande: che cosa accade in quell’edificio? Chi sono quelle persone? E, soprattutto, chi è quel ragazzo e che cosa gli è successo? Non ti chiedo di rispondere qui a queste domande perché la storia deve essere letta nel suo sviluppo completo nel tuo libro, ma vorrei sapere se queste domande troveranno risposta all’interno del tuo romanzo.

Certo, i lettori avranno le risposte a queste domande. La suspense e quell’alone di mistero sono importanti in un libro, ma calibrati nel modo giusto.


Che tipo è Max Bauer?

È un giovane che ama la vita e che, a dispetto della sua condizione sociale ed economica, ha la testa sulle spalle e i piedi ben piantati per terra. È curioso e attento a tutto ciò che lo circonda, è sicuro di sé, altruista e, soprattutto, non ha paura di ciò che gli è accaduto e cercherà di trarne più vantaggi possibili per risolvere i dilemmi e le situazioni che dovrà affrontare. Mi rispecchio molto in lui.


Pensi che il tuo romanzo possa essere apprezzato anche da ragazzi coetanei del protagonista? In quali aspetti potrebbero identificarsi e che insegnamento potrebbero trarne?

Credo che ci sia un Max Bauer in ognuno di noi e da lui possiamo imparare sicuramente a non arrenderci mai, anche quando le circostanze sembrano non avere delle vie d’uscita, e a credere in noi stessi, sempre e comunque.


C’è una discussione molto accesa sulla necessità o meno da parte dell’autore di trasmettere un messaggio ai lettori. Che cosa ne pensi tu? Una storia è una storia in quanto tale oppure c’è qualcosa di più profondo che l’autore nasconde tra le righe?

Gli insegnamenti, anche quelli trasmessi da semplici aforismi, sono d’indubbia importanza soprattutto per le nuove generazioni, tante volte fuorviate dai giornali o da certe tipologie di programmi televisivi di dubbia qualità, tendenti persino a sfociare nella volgarità. Quindi, sì, dev’esserci qualcosa che vada oltre il semplice narrare. L’argomento che ho voluto trattare attraverso il mio libro riguarda la tecnologia: dall’invenzione della lampadina all’atterraggio dell’uomo sulla Luna sino alle auto che guidano in autonomia, l’umanità ha attraversato durante i secoli un percorso evolutivo sensazionale. Il mio messaggio tra le righe è questo: fare attenzione al suo utilizzo, che molto spesso è improprio e volto a soddisfare fini meramente personali con il rischio di portare più danni che benefici.


Questa è una di quelle domande che personalmente odio, ma che possono aiutare possibili lettori a scegliere di leggere un libro: che genere di romanzo dobbiamo aspettarci? Con che sfumature/sottogeneri?

È un romanzo che, oltre al fattore sci-fi, è ricco d’intrigo, mistero e azione, ingredienti che lo rendono ancora più saporito.


Se tu avessi la possibilità di sussurrare qualcosa al ragazzo disteso sulla barella che incontriamo nella prima pagina del tuo libro, che cosa gli diresti?

Ti rispondo con una frase che Alfred dice a Bruce Wayne nel film Batman Begins: “perché cadiamo, signore? Per imparare a rimetterci in piedi”.


Descrivi il tuo romanzo con tre parole (tre, senza barare).

Avvincente, intrigante, avventuroso.


Che colonna sonora suggeriresti per accompagnare la lettura del libro?

Quella scritta da Hans Zimmer per il film Batman Begins.


Un’ultima domanda prima di salutarci: a che cosa stai lavorando? Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri?

Al momento, sono impegnato sugli ultimi dettagli del secondo e ultimo libro di questa saga, ma non ti svelerò il titolo… neanche sotto tortura. In parallelo, sto definendo con molta calma la trama e i personaggi del mio terzo romanzo che sarà un thriller.


Dev’esserci qualcosa che vada oltre il semplice narrare.

Giuseppe Ferrieri


Se le risposte di Giuseppe Ferrieri vi hanno incuriosito, potete approfondire qui:

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