Che cosa vuol dire “tratturo”? Dove usare questa parola?
Una nuova parola che ho incontrato durante la lettura di “La peste scarlatta” di Jack London: “tratturo”. Devo ammettere che, fino a quel momento, non l’avevo mai sentita né letta. Questa è una di quelle espressioni che, usate al punto giusto, può davvero far fare un salto qualitativo nel linguaggio di ciò che stiamo scrivendo (appena avrò modo di riprendere un romanzo nel cassetto e di terminarlo, so già dove andare a inserire questa parola).
La parola “tratturo”
Qualora stiate pensando di utilizzare la parola “tratturo” in poesia, parola caratterizzata da suoni duri delle dentali e della “u”, potrebbe esservi utile sapere che è composta da tre sillabe e che è una parola piana (l’accento cade sulla penultima sillaba).
La divisione in sillabe sarà questa:
trat-tu-ro.
L’accento cadrà sulla “u” della sillaba “tu”.
Significato di “tratturo”
Il termine “tratturo” si riferisce a una larga pista erbosa creata dagli spostamenti periodici delle greggi tra un pascolo e l’altro.
Con questa parola indichiamo quindi un elemento di paesaggio tipico delle zone rurali, specialmente nel Sud dell’Italia. A differenza di “sentiero”, che può riferirsi anche ad ambienti montuosi e che può essere derivato anche dal passaggio umano, “tratturo” è dunque un termine più specifico, legato alla campagna e richiama un continuo peregrinare avanti e indietro, tipico delle greggi che si spostano.

E voi? Conoscevate questa parola? L’avete usata in qualche opera o in qualche contesto? Fatemelo sapere in un commento!
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