“Paranous”: l’arte, la mente – Valeria Romsel

Intervista all’autrice e all’artista Valeria Romsel

Non vedo la natura come buona o cattiva, per me la natura esiste e si muove, da ogni azione scaturisce una reazione e questo complessissimo apparato composto da identità riesce a trovare equilibrio nel suo caos. Noi ne siamo contenuti e ognuno sceglie come farne parte, in questa risonanza d’intenti ricerco l’armonia con tutto ciò che mi circonda, ma senza togliere nulla alla capacità del caos di creare singolarità.

Valeria Romsel

Difficile definire l’arte: empatia, smarrimento, comprensione, rassicurazione, delirio. Gli ingredienti dell’arte sono quelli della mente: a volte ci aiutano a stare meglio, altre volte ci ingannano.

Oggi condivido con voi una delle interviste più belle che abbia mai realizzato. Avete già letto la segnalazione di questo libro, “Paranous – Parallelo alla mente. La Psicosi Collettiva” di Valeria Romsel qui. Sono molto onorata di poter approfondire in questa chiacchierata con l’autrice. Se non l’avete fatto, vi consiglio di sbirciare anche il sito dell’autrice qui.

Per presentarsi ai lettori del blog, l’autrice scrive:

Sono nata ad Amsterdam nel luglio del 1993 e ho vissuto nella provincia di Roma. Attraverso l’arte esprimo e razionalizzo concetti, teorie, sogni e visioni astratte in una ricerca sulla natura dell’esistenza.

Tuffiamoci dentro la mente e tutti i paralleli che scorrono intorno a (e dentro di?) lei.


Ciao Valeria! Mentre preparavo la tua intervista, ho curiosato sul tuo sito internet. Nella tua biografia hai raccontato un aneddoto molto interessante sulla tua venuta al mondo, una domenica. Un senso di amore e di armonia con il cosmo quello che ti caratterizza. Puoi condividere con i nostri lettori qualcosa a riguardo?

Ciao Serena, certo, hai colto qualcosa d’importante, da quel primo momento, il senso di amore e di armonia con il cosmo sono le basi della mia visione del mondo. Non vedo la natura come buona o cattiva, per me la natura esiste e si muove, da ogni azione scaturisce una reazione e questo complessissimo apparato composto da identità riesce a trovare equilibrio nel suo caos. Noi ne siamo contenuti e ognuno sceglie come farne parte, in questa risonanza d’intenti ricerco l’armonia con tutto ciò che mi circonda, ma senza togliere nulla alla capacità del caos di creare singolarità.

La vita è talmente affascinante che non posso non provare amore verso il suo complesso equilibrio e questo non può che farmi sentire amata.


C’è un passaggio che ho molto apprezzato nella tua biografia e che credo meriti essere condiviso e diffuso. Hai impiegato sei anni per studiare e sperimentare prima di arrivare a quello che oggi crei. Sì, perché tu non sei solo un’autrice, ma un’artista anche di arti figurative. Quello che hai scritto sul tuo sito è che a volte, in quei sei anni, hai creduto di star perdendo tempo, ma che oggi nelle tue tele tutti quei momenti prendono vita. È questo il messaggio che ti senti di dare ad altri artisti e autori? Che cosa vorresti dire a chiunque tra loro stia vivendo un momento di sconforto e di disorientamento?

Sì, è uno dei messaggi che tengo a trasmettere.

Raggiungere un grande sogno è difficile, apparentemente irraggiungibile, ci si può sentire piccoli e a volte può capitare di vedersi persino patetici, ma per raggiungerlo bisogna mantenere l’intento di fronte a qualsiasi avversità. Ogni piccola azione avvicina, ogni pensiero è un passetto in più in una strada deserta che si perde senza fine all’orizzonte, ma piano piano si scorge un fiore, una piccola soddisfazione e distratti dallo stupore, può capitare d’inciampare. Bisogna rialzarsi e ricordare perché si è partiti. Non si arriva mai a raggiungere il sogno, perché un vero sogno è in divenire e la stessa vita diviene la sua continua realizzazione. Costruite, create, accettate di essere nulla, accettate di essere tutto e quella strada nel tempo diverrà sempre più fiorita, finché vi troverete a passeggiare in un rigoglioso giardino.


So che sei riuscita a coniugare entrambe le tue forme d’arte e di espressione nel tuo ultimo libro, “Paranous – Parallelo alla mente: la psicosi collettiva”. Anche la copertina, infatti, è un tuo dipinto rielaborato in digitale. Ci racconti com’è andata? È nato prima il dipinto o prima la storia contenuta nel tuo libro?

Prima di ogni cosa è nato il concetto dalla domanda esistenziale: Chi siamo? Ho cercato un intrinseco nell’essere umano e ho scorto quel che definisco Innato, una parte che non è alterabile o influenzabile, insita e primordiale. A ricoprire la scintilla della vita, ho trovato l’ego, identificato come le maschere costruite nel tempo e nelle esperienze, utilizzate per proteggere la propria parte più intima.

Da quella prima considerazione sono passati molti anni e ne ho elaborato un dipinto, l’argilla dell’Innato, ma ancora non riuscivo a razionalizzarne appieno il concetto. È passato molto tempo e infine, sono riuscita a far fuoriuscire dalla tela le considerazioni su cui avevo lavorato a lungo. Finalmente ebbi bisogno di scriverne e posi quei concetti in una nostra realtà alternativa, in un tempo diverso e sviluppando in fantasia il mondo che avrebbe risposto a tali leggi fisiche ed eteriche.


Paranous – Parallelo alla mente” è in realtà un progetto più ampio. “La psicosi collettiva” è infatti la prima parte di un racconto più lungo. Come mai hai deciso di distribuire la narrazione in più libri brevi?

Nel primo libro racconto di una ragazza e di come si trova ad affrontare un mondo sconosciuto, ma di quel mondo vengono tracciate appena le basi. Il Paranous non è solo la storia di Liliana, è la definizione della dimensione del parallelo alla mente. Avrò bisogno di molti libri per esplicarne ogni aspetto e trasmettere il reale significato di quel che sto scrivendo.


Il Paranous non è solo la storia di Liliana, è la definizione della dimensione del parallelo alla mente. Avrò bisogno di molti libri per esplicarne ogni aspetto e trasmettere il reale significato di quel che sto scrivendo.

Valeria Romsel

Vorrei, se possibile, che tu ci spiegassi qualcosa su questo titolo così musicale e, almeno in apparenza, enigmatico. A me ha fatto pensare al greco, al παρά e al νοῦς. Mi ricorda il termine “paranoia” e sia la situazione iniziale che il sottotitolo potrebbero andare in questa direzione. Insomma, ci aiuti a capire senza fare spoiler?

Esatto Serena, deriva dai termini grechi παρά e νοῦς, che vengono tradotti nell’odierna parola “paranoia”. Ho voluto tracciare però, un percorso più profondo del termine e mi sono concentrata sul suo significato letterale “vicino, accanto, oltre la mente”. Nella mia storia il Paranous non si limita alla paranoia, è la dimensione del parallelo alla mente, la dimensione con la quale interagiamo ad ogni pensiero, ma il discorso diviene complesso e per questo avrò bisogno di più libri per spiegarlo appieno.


Che tipo di storia dobbiamo aspettarci di trovare tra le pagine di questo libro e degli altri che hai scritto?

In questo primo libro viene affrontato un percorso nelle profondità dell’incoscienza e delle parti oscure, è una storia introspettiva e psicologica, ogni parola e periodo è scelto per trasmettere al lettore le sensazioni che prova Liliana, il suo smarrimento, la sua perdita di contatto con la realtà e la sua ritrovata consapevolezza. I miei scritti sono un viaggio di ricerca, ma per ora solo questo primo libro è pubblicato e disponibile.


La protagonista Liliana si risveglia in un luogo sconosciuto, ostile. Si sforza di restare lucida e di capire dove si trovi e che cosa le stia succedendo. Sembra che stia cercando di affrontare paure e dolore. È così che ti sentivi quando hai iniziato a lavorare a questa storia?

Quando ho iniziato questa storia avevo affrontato da alcuni mesi un doloroso lutto ed ero discesa nell’oscurità di una non vita, tuttavia in quel periodo avevo avuto modo di conoscermi e di confrontarmi con i miei pesi. Ho intrapreso la risalita, fino a ritrovare un barlume di luce e da lì piano piano mi sono risollevata, ridando un senso all’esistenza. A posteriori potevo vedere la mia sofferenza come una vecchia cicatrice e tutti i concetti che avevo elaborato in quel tempo avevano trovato il loro filo conduttore. A quel punto iniziai a scrivere, quindi non era persa o smarrita, ero in qualche modo consapevole e raccontavo di stati d’animo che tutti noi ci troviamo ad affrontare prima o poi, per un motivo o l’altro.


I sogni sono un aspetto in comune tra te, Valeria, e Liliana. Ho letto che anche nel tuo caso sono stati illuminanti. Quali caratteristiche avete in comune tu e la protagonista e in cosa, invece, siete completamente diverse?

Ho immaginato il personaggio di Liliana in qualche modo legato a me. Come fosse una vecchia amica incontrata in sogno che mi ha mostrato una diversa esistenza attraverso i suoi occhi. Tuttavia in qualche modo, l’ho veramente sognata insieme al suo mondo e in quel momento la percepivo come una mia discendente. Perciò ha delle caratteristiche in comune che potrei definire ereditarie, ma allo stesso tempo è intrecciata con un vissuto ed esperienze tanto diverse da renderla una persona totalmente differente, con dei talenti e dei difetti che la definiscono. Le leggi che governano il mondo del Paranous sono leggermente diverse e quel che si trova ad affrontare Liliana è la distorsione di fantasia, sogni e occasionalmente esperienze.


I miei scritti sono un viaggio di ricerca

Valeria Romsel

Ciò che mi sembra guidare la protagonista Liliana è la ricerca di risposte, di una verità. Una verità che può riguardare sia il mondo circostante che la propria mente. Anche la costruzione che la rinchiude potrebbe essere una rappresentazione della mente e delle prigioni che spesso ci costruiamo. Ti rivolgo due domande filosofiche: che cos’è per te la verità e che cos’è per te la libertà? Le metto insieme perché ho la sensazione che nel tuo caso siano molto legate tra loro.

Potrei scrivere un trattato sul significato di due concetti tanto basilari quanto relativi, come verità e libertà, e sì, esatto Serena, li reputo strettamente legati. Ci troviamo in una realtà in continuo mutamento dove ciò che si avvicina più alla verità si allontana dall’assoluto, per questo trovo nella libertà la massima espressione della verità. Concependo la verità come percezione obiettiva della realtà e la libertà come adattamento innato.


Una caratteristica che amo ripetere dei distopici (e qui l’impronta distopica c’è eccome!) è che la distopia parla della realtà che ci circonda molto più di un saggio. Sei d’accordo o no con questa affermazione? Perché? Hai cercato di far riflettere sulla nostra quotidianità in questo libro?

Una distopia è una perfetta metafora che permette di sviluppare temi importanti in una chiave estrema e lampante, perciò lo trovo più distante dalla realtà rispetto ad un saggio, ma allo stesso tempo può contenere delle caratteristiche visionarie.

Personalmente, ho iniziato e finito nel 2019 la prima stesura della trama del Paranous, ho posto per vere delle teorie personali e non, l’ho intrecciate con delle vite simili alle nostre come civiltà, ho immaginato trascorrere il tempo, le generazioni e ho visto collassare lo schema dell’umanità. Non sapevo ancora come si sarebbe potuti arrivare ad un simile evento, è stata la realtà a mostrarmelo negli anni successivi. Quindi sento di poter affermare che desideravo far riflettere sulle nostre possibilità come umanità, ma è stata la nostra quotidianità a mostrarmi come può essere facile intraprendere una simile strada.


Un aggettivo che sicuramente potrebbe ben descrivere il tuo libro è “onirico”. Per la creazione delle immagini dei sogni hai preso spunto da qualcosa di preciso? Sogni che hai fatto tu? Opere d’arte?

Sono molto legata e incuriosita dal mondo onirico, ho usato i sogni per sperimentare e scoprire; quindi, certamente ho preso spunto da esperienze oniriche personali, ma anche da testimonianze che nella vita ho avuto il piacere di ascoltare. Nulla è raccontato come è stato vissuto, perché ogni dettaglio è fuso nell’altro e posto nella fantasia, tuttavia ci sono istanti surreali che possono sembrare frutto dell’estro, ma rispondono alla realtà più di quanto si possa immaginare.


Come abbiamo detto prima, “Paranous – Parallelo alla mente” è in realtà un progetto più ampio, di cui “La psicosi collettiva” è il primo volume. Troveremo Liliana anche nei libri successivi? È necessario leggerli in sequenza?

Liliana ci accompagnerà a lungo, ma non sento di poter dire di più. Leggere i libri in sequenza accompagnerà in un percorso, ma nulla esclude la libertà di scelta, ogni nuovo libro, rappresenterà un nuovo inizio anche se strettamente legato alla sua precedente fine.


Descrivi “Paranous – Parallelo alla mente: la psicosi collettiva” con tre parole (tre, non barare):

Ricerca dell’oltre


Suggerisci un sottofondo musicale per accompagnare la lettura di “Paranous – Parallelo alla mente: la psicosi collettiva” (se vuoi puoi indicare anche una situazione ideale di lettura, tipo periodo della giornata, luogo, compagnia, ecc):

.Amo leggere nel silenzio, i suoni che mi accompagnano sono quelli della natura, ma dovendo suggerire una colonna sonora, direi l’atmosfera di Zack Hemsey – The Way (Instrumental).

È un libro di 126 pagine, una lettura da un pomeriggio, ma intensa. Non lo consiglierei a chi tornato da lavoro stanco vuole rilassarsi, lo raccomanderei a chi curioso, osserva e si pone domande, a chi desidera concepire una sfaccettatura diversa senza il timore di affrontarla e cerca nuovi parametri di riferimento per capire il mondo da altri punti di vista. Questo libro è il primo piccolo passo in un viaggio di ricerca surreale, da leggere senza interferenze e a mente aperta.


Prima di passare a confrontarci sulla scrittura e sulla lettura in generale, ho una curiosità personale, Valeria. Sul tuo sito sono presenti anche tre poesie. “Il tempo”, scritta quando avevi dieci anni, mi ha colpita molto. Vorrei chiederti che rapporto hai oggi con il tempo, se è cambiato qualcosa rispetto al periodo in cui la lirica è stata scritta.

La poesia recita “Ogni istante che trascorre, ricordo il passato, immagino il futuro e dimentico il presente mai vissuto.”

La scrissi in modo spontaneo, senza pensarci troppo, la verità è che volevo scrivere una bella poesia e pensai a qualcosa di fondamentale, il tempo. Prese senso quando la lessi e paradossalmente è un concetto che mi accompagna tutt’ora. Seppur cerchi di vivere il presente, è come avessi sempre tre occhi, uno puntato al passato, uno al futuro e uno al presente.


Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?

Presto. Fin da piccolissima rimasi affascinata dalla scrittura, la vedevo come uno strumento per rendere il pensiero eternamente presente e desideravo capirne le sfumature. I miei genitori, di profonda cultura ed entrambi scrittori per passione, mi trasmisero l’amore per l’arte e la scienza, così come alla scrittura mi appassionai al disegno che mi portò poi alla pittura.


Seppur cerchi di vivere il presente, è come avessi sempre tre occhi, uno puntato al passato, uno al futuro e uno al presente.

Valeria Romsel

Che cos’è per te la scrittura?

La scrittura è un mezzo d’espressione e razionalizzazione, è tanto un portale sulla mente dello scrittore quanto su quella del lettore e la sua interpretazione. È una delle forme di comunicazione più elevate, attente e profonde, permette comprensione e analisi, attenzione e pazienza. La scrittura è comunicazione.


Qual è la tua routine di scrittura, se ne hai una?

Non ho una vera routine, seguo l’ispirazione. A volte ascolto musica, altre preferisco il silenzio, lascio scorrere e scrivo di getto oppure ci ragiono e contemplo a lungo come proseguire. Mi immergo nella scrittura come fossi io stessa a vivere quei momenti, poi me ne esterno come fosse qualcosa da osservare da lontano, per me la scrittura prende vita, così come la pittura, perciò la seguo e la assecondo, seguendo il filo di un destino, che lascia libero arbitrio al divenire della storia.


C’è chi ritiene siano le guerre a cambiare il mondo, chi le malattie o le conquiste, per me a svolgere questa funzione è l’arte.

Valeria Romsel

Quali sono per te gli ingredienti che un bel romanzo deve avere?

Una storia coerente e ricca di contenuto, non necessariamente azione, ma deve far pensare; leggendo un libro, desidero osservare con profondità sia l’esterno che l’interno e vedere un mondo che altrimenti non avrei potuto percepire. Amo se il linguaggio tende al poetico e tiene conto del suono di ogni parola e apprezzo una scrittura fluida, ma quel che preferisco in assoluto è una scrittura dinamica che muti assieme alla storia. In ogni caso, risulta tutto relativo nel momento in cui qualcosa di un testo mi colpisce, non mi soffermo su cosa vorrei, bensì su ciò che l’autore desidera esprimere e qualsiasi modo usi è parte del significato.


Qual è la parte più difficile per te nel tuo percorso di ideazione, struttura, scrittura e promozione dell’opera? Perché?

Nella promozione trovo l’ostacolo più grande, ma è solo il primo libro e siamo ancora ai primordi di tutto.

Per l’ideazione ho razionalizzato i concetti elaborati negli anni e la storia ha preso vita nella mente in un istante, la stesura della trama è stata impegnativa, ma soddisfacente. Ho costruito la struttura in modo intuitivo, seguendo lo stato d’animo e l’atmosfera. La scrittura è stata sciolta, la correzione al contrario decisamente laboriosa, infatti ha occupato la maggior parte del tempo, dopodiché mi sono dedicata all’impaginazione e alla realizzazione della copertina prendendo da base alcuni miei dipinti.

Ne ho curato interamente e personalmente ogni aspetto, fino a trasformarlo in ciò che immaginavo, per poi finalmente, dopo due anni, pubblicare in self-publishing. Mi viene spontaneo definire la lettura di questo libro un salto nel buio, così come la storia stessa invita a fare.


E la parte che reputi più stimolante e divertente?

Anche se impegnativo, trovo stimolante e divertente realizzare ogni parte, ogni secondo dedicato porta a rendere l’immaginazione realtà. La parte soddisfacente è sicuramente la pubblicazione, emozionante la scrittura e divertente l’ideazione. Il momento più stimolante, invece resta quando progetto la storia, ne definisco la coerenza e i collegamenti divengono impliciti.


C’è un autore a cui ti ispiri? Perché?

Ho autori e artisti verso cui provo stima e profondo rispetto, ma non posso definire qualcuno che mi sia da ispirazione. Ho affrontato un percorso introspettivo tanto nella pittura quanto nella scrittura, perciò l’unico che possa definire d’ispirazione è una vecchia ammirazione fanciullesca verso il personaggio di Leonardo da Vinci e la sua intelligenza eclettica.


Quanto è importante, secondo te, la lettura di altri autori e di altri poeti per migliorare la propria scrittura?

È sicuramente una base fondamentale, un metro di paragone, ma allo stesso tempo bisogna fare attenzione a non farsi coinvolgere nello stile di altri autori, consciamente o inconsciamente. È un approccio che preferisco affrontare con equilibrio.


Preferisci leggere autori già affermati o emergenti? Perché?

Non ho pregiudizi, per me l’opera viene prima dell’artista, quindi paradossalmente potrei evitare il testo di un affermato perché ne vedo il tratto commerciale e potrei interessarmi di una copertina dozzinale perché una frase mi ha colpito. Non necessariamente la buona qualità corrisponde alla fama, e viceversa.


Credi che la scrittura e la lettura possano cambiare il mondo? Se sì, in che modo?

Credo che l’ideologia sia la base di qualsiasi scelta collettiva, per questo sì, trovo che la letteratura così come l’arte figurativa siano uno dei principali mezzi di cambiamento. C’è chi ritiene siano le guerre a cambiare il mondo, chi le malattie o le conquiste, per me a svolgere questa funzione è l’arte.


Se tu dovessi indicare un’opera che hai letto e che ha cambiato il modo in cui vedi il mondo (intorno a te o dentro di te), quale indicheresti? Perché?

Ci sono molte opere, semplici e complesse che hanno trasmesso nuove visioni; tuttavia, non riesco a definire uno scritto che abbia cambiato direttamente il modo in cui vedo il mondo. Libri come l’alchimista di Coelho mi hanno lasciato una serenità e una comprensione del Tutto, testi come “l’arte della guerra” di Sun-Tzu o “l’arte di ottenere ragione” di Schopenhauer, mi hanno mostrato un punto di vista necessario da conoscere, che si pone come base filosofica per milioni, forse miliardi di persone. Uno scritto che ha messo in discussione parte dei miei preconcetti è il vangelo apocrifo della Maddalena. Secondo l’interpretazione che mi è venuto più spontaneo dare, potrebbe essere una prima teorizzazione della meccanica quantistica. In questa chiave le religioni potrebbero nascere da grandi scoperte incomprese, come fu per le teorie di Sant’Agostino che a quel tempo diedero una concezione totalmente differente all’immaginario collettivo, ma dovrei approfondire per poter stabilire dei reali nessi e quindi appurare un reale cambiamento nella mia visione del mondo.


Che tipo di opere ti piace leggere? Che genere o che stile devono avere? Devono affrontare particolari temi? Raccontaci cosa cerchi come lettore.

Posso amare tutte le storie, può riguardare qualsiasi argomento ma deve essere affrontato in modo micro e macroscopico, ci deve essere l’osservazione di qualcosa che non ho considerato.


A cosa stai lavorando?

Nella scrittura sto lavorando alla stesura della seconda parte di “Paranous – parallelo alla mente”. Il dipinto e il titolo per la copertina sono pronti e premiati (sezione pittura), quindi sto progettando il dipinto per il terzo libro.


Mi immergo nella scrittura come fossi io stessa a vivere quei momenti, poi me ne esterno come fosse qualcosa da osservare da lontano, per me la scrittura prende vita, così come la pittura, perciò la seguo e la assecondo, seguendo il filo di un destino, che lascia libero arbitrio al divenire della storia.

Valeria Romsel

Che cosa puoi anticiparci sui tuoi progetti futuri?

La scrittura sarà occupata dalla storia del Paranous a lungo. Ho altri racconti, incipit, temi e idee, di tutt’altra atmosfera, ma troveranno il loro spazio nel tempo, per ora mi dedico a quella che reputo la mia opera più importante.

Nella pittura dovrò progettare le copertine per ogni libro, quindi le mie opere personali più curate saranno destinate a questo, seppur rimangano sempre altri progetti aperti.


Oltre alla scrittura e alla lettura, hai altre passioni? Che cosa ci racconti a riguardo?

Nel tempo mi sono incuriosita dove più, dove meno, di cucina, botanica, cucito, uncinetto, creazione di costumi, programmazione, lettura di carte e sogni… trovo continuamente nuove passioni e devo stare molto attenta a non disperdere le energie. Per questo negli ultimi due anni mi sono concentrata esclusivamente su pittura e scrittura, fondendo le mie due passioni più grandi in una cosa sola e rendendole la mia arte.


Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane autore che sogna di pubblicare il suo primo libro?

Non innamorarti della tua scrittura, una frase può essere scritta bene, ma non necessariamente è nel posto giusto. Non temere di cancellare ed elimina l’ego ogni volta che lo vedi. Se qualcosa non suona bene, significa che è così. Ascolta i consigli e anche gli insulti, chiediti cosa hai scatenato nel lettore e studia te stesso nella tua opera fino a estraniarti e lasciare la testimonianza di una visione della realtà. Dopodiché mettiti in gioco, non esitare e non dubitare, ci sarà sempre qualcuno in risonanza con ciò che hai scritto e qualcuno che ne verrà respinto.


Hai la possibilità di inviare nello spazio una sola opera (che sia una poesia, un racconto, un romanzo) di un autore più o meno conosciuto. L’autore puoi essere anche tu. In questa opera dovrebbe essere raccolto il tuo messaggio a memoria futura. Quale opera scegli e perché?

Se dovessi inviare un’opera nello spazio che contenga un mio messaggio a memoria futura, sceglierei il mio libro, per quanto possa essere incompreso, già nel primo è racchiuso il seme del messaggio. Se invece fosse per salvare un frammento della conoscenza umana, forse sceglierei la trilogia di Asimov, seppur io non l’abbia ancora letta per intero, contiene una saggezza e un’ideale che sarebbe da tramandare in una simile circostanza.


Non si arriva mai a raggiungere il sogno, perché un vero sogno è in divenire e la stessa vita diviene la sua continua realizzazione. Costruite, create, accettate di essere nulla, accettate di essere tutto e quella strada nel tempo diverrà sempre più fiorita, finché vi troverete a passeggiare in un rigoglioso giardino.

Valeria Romsel

Risposte secche:

  1. Casa editrice o self?  Self
  2. Giallo o nero? Nero
  3. Musica in sottofondo o silenzio? Silenzio
  4. Struttura a priori o in divenire? In divenire
  5. Prima persona o terza persona singolare? Terza
  6. Libro cartaceo o digitale? Cartaceo
  7. Revisione a schermo o su carta? Su carta

Ringrazio ancora Valeria e spero di tornare ad approfondire con lei tanti argomenti. Sono sicura che sarà un’ottima occasione di confronto per entrambe 🙂

Se le sue risposte vi hanno incuriosito, potete approfondire qui:



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