Pa-ro-le: Adusto

Che cosa vuol dire “adusto”? Dove usare questa parola?

Oggi approfondiamo una parola che sicuramente avete incontrato anche in poesia. “Adusto”, etimologicamente derivato dal latino “adustus” (“bruciato”) è un termine che anche Tasso e Carducci, per citarne due tra i più celebri, hanno utilizzato nei loro versi.

Io ho incontrato questa parola durante la lettura di “La peste scarlatta” di Jack London. L’autore sta presentando al lettore il “vecchio” che cammina insieme a un ragazzo. Vi riporto anche la citazione precisa, perché l’ho trovata estremamente evocativa:

Aduste e scarnificate, le braccia e le gambe tradivano un’estrema vecchiezza, come le cicatrici, le escoriazioni e le bruciature sulla pelle denunciavano anni e anni di esposizione agli elementi.

Jack London, “La lettera scarlatta”, “Gli Adelphi”.

La parola “adusto”

Qualora stiate pensando di utilizzare la parola “adusto” in poesia, potrebbe esservi utile sapere che è composta da tre sillabe e che è una parola piana (l’accento cade sulla penultima sillaba).

La divisione in sillabe sarà questa:

a-du-sto.

L’accento cadrà sulla “u” della sillaba “du”.

Significati di “adusto”

Il termine “adusto” vuol dire soprattutto abbronzato, abbruciacchiato, riarso, inardito.

In riferimento a persona o a membra, assume il significato di “asciutto”, “secco”.

E voi? Conoscevate questa parola? L’avete usata in qualche opera o in qualche contesto? Fatemelo sapere in un commento!

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