Intervista all’autore Marcello Salvi

Il blog torna a tingersi di giallo con un ospite che ci parlerà dei suoi romanzi e anche di una grande passione: quella per la pipa.
Marcello Salvi, autore dei romanzi che hanno per protagonista l’Ispettore Du Pre: “Le notti di Mechelen“, “Piccoli casi senza importanza” e “Le acque di Amsterdam“.
Se dovesse presentarsi, l’autore lo farebbe così:
Nato nel 1970, dopo gli studi di Ingegneria inizia l’attività di Amministrazione Condominiale che abbandona definitivamente nel 2014 per dedicarsi completamente alla scrittura, appassionato di pipa nel 2006, insieme ad alcuni amici, fonda il Legio Praetoria Pipa Club di Roma, viaggia in tutta Europa partecipando a più di 100 Gare Internazionali di Lentofumo, i suoi lavori hanno più volte conquistato il podio in Concorsi Letterari Nazionali.
Ciao Marcello. Mentre mi documentavo per preparare questa intervista, ho scoperto che hai abbandonato il tuo lavoro per dedicarti alla scrittura. Ci racconti che cosa implica lo scrivere di professione?
È molto difficile vivere di scrittura, difatti io non lo faccio, non ancora almeno, ho lasciato il precedente lavoro per provarci, ogni tanto nella vita bisogna farla una follia, vedremo come andrà. Sicuramente scrivere di professione richiede dedizione, vedo spesso autori che hanno scritto un solo libro promuoverlo per anni, senza scrivere altro. Ogni libro ha una sua vita, non si può basare tutto su un’unica opera, sarebbe come se un architetto, dopo avere redatto un unico progetto, si considerasse arrivato. Non si arriva mai, si è sempre in viaggio.

Marcello, nasci giallista o ci diventi?
Sono sempre stato attratto dai misteri, come lettore sono stato un grande consumatore di letteratura gialla, di ogni epoca, passando a scrivere si è trattata di una naturale evoluzione.
Che tipo di giallo dobbiamo aspettarci di trovare tra le pagine dei tuoi libri? Con che sfumature?
Mi affascina molto il Polar, un termine che in Italia non esiste e che è proprio della letteratura gialla francese. Polar è la fusione delle parole francesi “poliziesque” e “noir” e a mio modo di vedere identifica una situazione dove non esiste un confine netto tra buoni e cattivi, nel senso che è difficile, tranne rarissimi casi, che esistano individui totalmente buoni o totalmente cattivi. Anche in alcuni romanzi di Simenon, Maigret si trova di fronte al dilemma di comprendere le ragioni dell’assassino, trovandosi addirittura in imbarazzo nell’arrestarlo.
Al momento hai pubblicato tre romanzi incentrati sull’ispettore Du Pre e su tre personaggi che gravitano intorno a lui: l’amante, detta “La Duchessa”; l’ispettore Victor e l’ispettrice Jasmine. Che cosa puoi dirci su ognuno di loro?
Partendo dalla fine. L’Ispettrice Gossec, ultima arrivata nella Banda Du Pre, è stata ripudiata dalla propria famiglia per il suo orientamento sessuale ed è finita a dirigere il traffico perché si è rifiutata di aggiustare un rapporto per tenere fuori dalle indagini il figlio di un giudice, Du Pre la incontra casualmente sul luogo di un delitto (storia che sarà oggetto di un libro già in lavorazione) e la trova perfetta da integrare nel suo piccolo gruppo, è un’abilissima tiratrice, cosa che salverà la vita ad Emy in una certa occasione, tanto che lo stesso Du Pre la autorizza, contrariamente alle sue abitudini, a portare un’arma. Victor è una specie di figlio mancato per Du Pre e forse spera di istruirlo per prendere il suo posto quando andrà in pensione. Emy, detta la Duchessa rappresenta la necessità di Du Pre di riempire un vuoto creatosi improvvisamente nella sua vita anni prima a causa della morte in servizio di una persona a lui cara e proteggendola cerca in qualche modo di placare i suoi sensi di colpa per quella perdita.
Ogni libro ha una sua vita, non si può basare tutto su un’unica opera, sarebbe come se un architetto, dopo avere redatto un unico progetto, si considerasse arrivato. Non si arriva mai, si è sempre in viaggio.
Marcello Salvi
I tre romanzi possono essere letti anche singolarmente o è necessario leggere dal primo al terzo volume?
Tutti i miei romanzi sono auto conclusivi e possono essere letti in qualsiasi ordine, ma ovviamente esiste un fil rouge che li attraversa perché parte della narrazione è incentrata sulle vicende personali dei protagonisti; quindi, qualche rimando a eventi presenti in altri romanzi è normale.

La narrativa gialla vanta una larga tradizione di detective. In che cosa l’ispettore Du Pre è originale e che cosa deve, invece, ai suoi predecessori letterari?
La maggior parte degli investigatori letterari possono essere divisi in tre grandi macrocategorie: i maledetti, e qui parliamo dell’hard boiled alla Philippe Marlowe, i geni, alla Holmes o Poirot, e gli indolenti, alla Maigret. Du Pre non rientra in nessuna di queste categorie e in tutte allo stesso tempo. Non è un genio, ma ha grandi e improvvise intuizioni, conosce la natura umana e sa leggerla, non è indolente, anzi, a volte si fa trascinare emozionalmente dalle indagini e pur disdegnando armi ed azione è soggetto a improvvisi e violenti scatti d’ira. Diciamo che è un funzionario di Stato che fa il suo lavoro con efficienza ma spesso non condivide il sistema e non si fa problemi ad aggirarlo pur senza mai violarne lo spirito.
Parigi, Amsterdam. I misteri che interessano l’ispettore Du Pre sono sparsi per l’Europa. Come mai hai scelto queste città? Sei legato a loro in modo particolare?
Sono molto legato a Parigi, la prima vera città estera che visitai con il classico viaggio dell’ultimo anno di Liceo e che periodicamente mi vede tornarci. Amsterdam l’ho scelta perché forniva l’atmosfera che cercavo. Volevo delle storie che avessero respiro internazionale, quindi ho scelto questa visione itinerante delle indagini. Tuttavia la città alla quale sono più legato in assoluto è Madrid, che sicuramente vedrà un’indagine a lei dedicata in futuro.

Tra tutti i personaggi e i loro intrecci, credo che meriti una particolare attenzione il rapporto tra Du Pre e Victor. Una vecchia amicizia che, però, ha qualcosa di strano. Che cosa puoi svelarci? E che valore dai tu, Marcello, all’amicizia?
La prendo larga. Oggi la Polizia Francese si chiama Police Nationale, ma chi, come me ha più di 50 anni ed è cresciuto con Maigret e la Pantera Rosa la conosce con il suo primo nome: Sûreté Nationale. La Sûreté fu istituita per Decreto da Napoleone nel 1813 e rappresentava la prima vera forza di Polizia Investigativa organizzata d’Europa (Scotland Yard nasce ufficialmente solamente nel 1829). Napoleone affidò l’incarico di creare, strutturare e organizzare questa istituzione a un uomo che nominò Prefetto di Francia, quell’uomo era Eugène-François Vidocq. Noto alle patrie galere, autore di quattro evasioni perfettamente riuscite. La storia di un uomo che da quasi ergastolano divenne il creatore della prima vera forza di Polizia Europea mi ha sempre affascinato. Victor è un piccolo omaggio a questa favola vera, anche se in realtà in galera ha passato una sola notte, per sbaglio, solamente perché aveva amici poco raccomandabili. Ho voluto ricreare in Du Pre la stessa idea che probabilmente ebbe Napoleone: chi meglio di uno che conosce la delinquenza può sapere come combatterla? Victor riconosce a Du Pre il merito di averlo salvato da quella che poteva essere la sua deriva negli strati più bassi della società e gli è fedele all’eccesso, per Du Pre è il figlio che non ha mai avuto. Per me l’amicizia è fondamentale, difatti mentre i parenti ce li affida il caso, e non sempre ci azzecca, gli amici li scegliamo, per me poi che sono stato figlio unico gli amici sono stati la vera risorsa.
[L’Ispettore Du Pre] è un funzionario di Stato che fa il suo lavoro con efficienza ma spesso non condivide il sistema e non si fa problemi ad aggirarlo pur senza mai violarne lo spirito.
Marcello Salvi
Un passato piene di macchie è anche quello dell’amante di Du Pre, La Duchessa. Per lei Du Pre ha anche fatto sparire l’arma di un delitto. Se tu dovessi descriverla con tre parole, quali sceglieresti? Perché?
Bellissima, folle, geniale. Emy è l’ultima discendente di una nobile stirpe, o l’ultima della sua specie come ama definirsi, caduta in disgrazia dopo il presunto omicidio dei suoi genitori (il Duca e la Duchessa de la Gaillard), confinata in una struttura sanitaria si ritiene defraudata della sua posizione nel mondo, delle sue sostanze e della sua nobiltà, questo dà avvio alla sua follia e alla sua totale mancanza di empatia verso chi si mette contro di lei o in qualche modo la intralcia, eliminandoli freddamente, senza rimorsi.
Tra tutti i personaggi che compaiono nelle vicende dell’ispettore Du Pre, ce ne è uno a cui sei particolarmente legato? Perché?
Sicuramente Emy. Ho sempre amato i personaggi femminili complessi, Emy è a tutti gli effetti una “ragazza interrotta” che soffre di un disturbo da stress post-traumatico unito a un narcisismo patologico, che è stata letteralmente “estratta” dalla propria vita da Du Pre, quando la trovò quasi bambina nascosta in un armadietto, dal quale la tirò fuori a forza con un coltello insanguinato in mano e la nascose nel bagagliaio della propria auto, per essere poi inserita artificialmente in un’altra vita, proprio quella di Du Pre, che in quel momento trovò un nuovo scopo per vivere.
Descrivi ogni tua opera con tre parole (tre, non barare):
Le notti di Mechelen: I delitti del Brabante – INTERNAZIONALE, COMPLESSO, CINICO
Piccoli casi senza importanza – SEMPLICE, VARIEGATO, FAMILIARE
Le acque di Amsterdam – IMPREVEDIBILE, CURIOSO, NORDICO
Suggerisci un sottofondo musicale per accompagnare la lettura delle tue opere (se vuoi puoi indicare anche una situazione ideale di lettura, tipo periodo della giornata, luogo, compagnia, ecc):
Le notti di Mechelen: I delitti del Brabante – City Lights di Blanche
Piccoli casi senza importanza – Paris Sera Toujours Paris di Maurice Chevalier (ma anche la cover di ZAZ non è per niente male).
Le acque di Amsterdam – Paranoid dei Black Sabbath
Ogni momento è buono per leggere, io ad esempio preferisco farlo in macchina, parcheggiato sotto un albero, ma è un’attività solitaria, per definizione.
Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?
Credo sia nata con me, l’unica attività che a scuola non mi ha mai dato problemi è sempre stata la stesura di testi, fossero le classiche tesine o i temi delle superiori, poi passai a scrivere articoli di attualità per un giornale di quartiere e successivamente articoli tematici per il sito del Club della Pipa del quale faccio parte (più di tremila in 10 anni), quando si è abituati a leggere molto la voglia di scrivere arriva da sola.
Ho voluto ricreare in Du Pre la stessa idea che probabilmente ebbe Napoleone: chi meglio di uno che conosce la delinquenza può sapere come combatterla?
Marcello Salvi
Che cos’è per te la scrittura?
Una volta un favoloso passatempo, ora qualcosa di più anche se continuo a considerarla un passatempo, scrivere è un meraviglioso modo di liberare la mente da ciò che la affolla, è un po’ come scaricare il cervello su carta liberando spazio per altro.
Qual è la tua routine di scrittura, se ne hai una?
Non ho una routine, non faccio programmi e neppure scalette, per dire: per le notti di Mechelen ebbi un’idea, la scrissi e alla fine quel capitolo divenne il numero 28 del libro finito. A volte non scrivo per settimane, penso, elaboro poi, come è successo per Le acque di Amsterdam, parto e non mi fermo più, tanto che lo scrissi in tre settimane. Quando mi blocco e non so come andare avanti prendo la macchina; dietro casa mia c’è una piccola tangenziale di circa cinque chilometri che collega due quartieri, accendo la radio, accendo la pipa e faccio avanti e indietro per schiarirmi le idee. A volte butto giù delle idee e le archivio nel computer, poi le recupero e le integro in quello che sto scrivendo. Sono abbastanza naif da questo punto di vista.
Quando mi blocco e non so come andare avanti prendo la macchina; dietro casa mia c’è una piccola tangenziale di circa cinque chilometri che collega due quartieri, accendo la radio, accendo la pipa e faccio avanti e indietro per schiarirmi le idee. A volte butto giù delle idee e le archivio nel computer, poi le recupero e le integro in quello che sto scrivendo.
Marcello Salvi
Quali sono per te gli ingredienti che un bel romanzo deve avere?
Sopra ogni altra cosa ciò che conta è l’ambientazione, le atmosfere; giudico questo aspetto primario, anche oltre la suspense che spesso serve solamente a sviare il lettore, la ricerca ossessiva del colpo di scena mina la linearità della storia, gli effetti speciali vanno dosati e non devono mai sovrastare la storia e l’ambientazione.
Qual è la parte più difficile per te nel tuo percorso di ideazione, struttura, scrittura e promozione dell’opera? Perché?
Sicuramente la promozione, perché mentre per ideazione, struttura e scrittura l’autore può fare affidamento su se stesso per la promozione entrano in gioco elementi che sono estranei al suo lavoro e soprattutto coinvolgono persone diverse e strumenti non completamente controllabili e che possono essere facilmente vanificati da fatti contingenti legati alla quotidianità, se per esempio si inizia il lancio di un libro e pochi giorni dopo un fatto di cronaca inaspettato monopolizza l’informazione tutto il lavoro fatto viene annullato.
E la parte che reputi più stimolante e divertente?
Sicuramente l’ideazione. La creazione di un mondo alternativo è molto stimolante, dà la possibilità di estraniarsi per un breve periodo dalla propria quotidianità entrando in quella dei personaggi. Fondamentalmente scrivo ciò che vorrei leggere.
C’è un autore a cui ti ispiri? Perché?
Nell’adolescenza adoravo Jules Verne e anche Molnar (l’autore de I ragazzi della Via Paal), in età più adulta ho amato moltissimo Simenon, che ritengo l’autore più completo dell’Era Moderna. Non mi ispiro in particolare a nessuno ma questi sono fondamentalmente i miei riferimenti.
Quanto è importante, secondo te, la lettura di altri autori per migliorare la propria scrittura?
È fondamentale, non si può scrivere senza avere prima letto, bisogna leggere i classici ma anche i contemporanei e bisogna continuare a farlo sempre perché la lettura è per la nostra mente ciò che il cibo è per il nostro stomaco, entrambi vanno nutriti affinché tutto il resto funzioni.
Preferisci leggere autori già affermati o emergenti? Perché?
Da alcuni anni, fatta eccezione per i grandi autori, tendo a leggere quasi esclusivamente testi in self publishing, che generalmente non sono passati attraverso il maglio unificatore delle linee editoriali delle case editrici, che ormai da tempo, sfornano prodotti quasi tutti uguali. Statisticamente la percentuale di delusione tra editoria convenzionale e self è identica, quindi perché non dare una chance a un emergente?
Credi che la scrittura e la lettura possano cambiare il mondo? Se sì, in che modo?
Purtroppo l’unica cosa che può veramente cambiare il mondo è la politica, ci sono stati politici illuminati che hanno segnato la storia del proprio paese e anche del mondo, in Italia ad esempio sicuramente Cavour e De Gasperi, a livello mondiale impossibile non citare Kennedy. La scrittura può essere di ispirazione a chi poi leggerà ma in sé non ha un vero potere di incidere nell’andamento degli eventi.
Se tu dovessi indicare un’opera che hai letto e che ha cambiato il modo in cui vedi il mondo (intorno a te o dentro di te), quale indicheresti? Perché?
Senza dubbio Il gabbiano Jonathan Livingston, di Richard Bach, un libro che ci dice chiaramente che la normalità è solamente una moneta falsa, una valuta che ha valore solamente in un certo tempo e in un certo luogo e che va rapidamente fuori corso e soprattutto che la vita va vissuta per se stessi prima di tutto, che bisogna avere il coraggio di rompere gli schemi, anche se questo può costarci molto caro in prima istanza.
Che tipo di opere ti piace leggere? Che genere o che stile devono avere? Devono affrontare particolari temi? Raccontaci cosa cerchi come lettore.
Come lettore ho letto di tutto e come ognuno ho cambiato gusti nel corso del tempo, da adolescente adoravo Jules Verne. poi Simenon. Come lettore cerco prevalentemente l’evasione o comunque l’immedesimazione in una storia, questo può avvenire in qualsiasi ambito, se l’autore riesce a creare una buona sospensione dell’incredulità anche la fantascienza e il fantastico possono essere ottime letture. Intervista con il vampiro ed Harry Potter ne sono esempi mirabili.
A cosa stai lavorando?
Sono appena tornato da Bucarest, dove ho partecipato a una Gara Internazionale di Pipa e credo proprio che la prossima avventura di Du Pre lo vedrà in quella città, che ho trovato molto interessante, ma prima uscirà una seconda raccolta di racconti, dopo Piccoli casi senza importanza, che si intitolerà Piccoli omicidi a Parigi e saranno storie ambientate negli anni ‘90, nell’era “pre Emy”.
Fondamentalmente scrivo ciò che vorrei leggere.
Marcello Salvi
E che cosa puoi anticiparci sui tuoi progetti futuri?
A differenza di autori come Doyle e Simenon, che arrivarono a odiare le proprie creature (Holmes e Maigret), io nutro grande affetto per il mio personaggio, ci sono alcuni misteri del passato dell’Ispettore che saranno oggetto di romanzi futuri, ad esempio come ha ottenuto la sua improvvisa ricchezza e il suo veto a svolgere indagini in una particolare città europea, che non nomina mai, e nella quale non vuole più tornare, anche la situazione creatasi con il collega belga che cerca di incastrare la Duchessa merita di essere approfondita.
Oltre alla scrittura e alla lettura, hai altre passioni? Che cosa ci racconti a riguardo?
In passato ho nutrito una grande passione per il fermodellismo (il modellismo ferroviario), ma per questioni di spazio sono stato costretto a rimanere un osservatore. Circa 20 anni fa, sono casualmente venuto in contatto con le Gare di Lentofumo con Pipa, strane competizioni dove vince chi riesce a tenere la pipa accesa più a lungo, e 3 /4 volte l’anno mi diletto a partecipare a queste gare (solamente all’estero), ho sviluppato un rapporto particolare con la Gara che si svolge a Madrid ogni anno in Novembre ed alla quale partecipo da ormai 17 anni consecutivamente, tanto che sono arrivato ad avere più amici a Madrid che a Roma, dove vivo.
Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane autore che sogna di pubblicare il suo primo libro?
Di non fissarsi sulla ricerca ossessiva di una casa editrice a tutti i costi, di provare con il self, ma soprattutto di non essere precipitoso, scrivere e pubblicare richiede pazienza, pubblicare un libro non è come mettere un post online; una volta pubblicato il lavoro è appena iniziato, non finito.
Hai la possibilità di inviare nello spazio una sola opera (che sia una poesia, un racconto, un romanzo) di un autore più o meno conosciuto. L’autore puoi essere anche tu. In questa opera dovrebbe essere raccolto il tuo messaggio a memoria futura. Quale opera scegli e perché?
Senza alcun dubbio la poesia “In memoria”, di Giuseppe Ungaretti, scritta nel 1916, dove narra la storia di un suo amico, tale Moammed Sceab, un immigrato magrebino che trasferitosi a Parigi fu sopraffatto dall’incapacità di integrarsi e morì suicida, nella poesia narra di come al suo funerale ci fossero solamente lui e la padrona dell’albergo dove entrambi vivevano e si conclude con un verso di una tristezza infinita: E forse io solo so ancora che visse.
Scrivere e pubblicare richiede pazienza, pubblicare un libro non è come mettere un post online; una volta pubblicato il lavoro è appena iniziato, non finito
Marcello Salvi
Risposte secche:
- Casa editrice o self? Self
- Giallo o nero? Nero
- Musica in sottofondo o silenzio? Sottofondo non musicale (radio sportiva)
- Struttura a priori o in divenire? In divenire
- Prima persona o terza persona singolare? Terza
- Libro cartaceo o digitale? Cartaceo (come lettore)
- Revisione a schermo o su carta? Rigorosamente su carta
Grazie, Marcello, per aver portato il mistero sul nostro blog!
Se le sue risposte vi hanno incuriosito, potete approfondire qui:
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