Intervista all’autrice Stefania Cenci

Del romanzo d’esordio di Stefania Cenci rimaniamo subito colpiti dalla copertina. “Una voce particolare”, pubblicato da Lupi Editore nel luglio 2021, è un viaggio profondo tra musica, dipendenza, ossessione.
Di sé l’autrice scrive:
Mi chiamo Stefania e ho 53 anni. Estetista e restauratrice in passato, ora mi dedico alla mia famiglia.
Ciao Stefania, ben arrivata! Farò finta di essere entrata in libreria e di aver trovato lì il tuo libro. Perché? Perché la copertina di “Una voce particolare”, il tuo romanzo, è una copertina da urlo. È stupenda, è impossibile non prendere il libro e sfogliarlo per saperne di più. È una copertina che attira da subito l’attenzione. Vedo lo sguardo perso di una donna, vedo del fumo e un vortice proprio dove dovrebbero esserci i capelli e il resto della testa. Quanto questa copertina rappresenta quello che troveremo nel libro?
Grazie per l’accoglienza calorosa. La copertina rappresenta in pieno la protagonista. Essa si perde in fumi strani e strumenti musicali che provocano onde sonore nella sua testa, portandole disequilibri interiori. Quando l’editore me l’ha proposta l’ho subito accettata e successivamente mi è venuto in mente un video degli O.M.D, si intitola Maid of Orleans, in un preciso passaggio del video si vede un volto, quello di Giovanna d’Arco nel momento in cui sente le voci che la chiamano per la sua missione. È al minuto 2,23. E’ un vecchio video che in passato guardavo spesso. È straordinaria questa coincidenza.
“Una voce particolare” è anche un romanzo autobiografico. Lo dico sempre ai miei ospiti che hanno avuto il coraggio di metterci la faccia: ho stima di voi. Ci vuole molto coraggio per prendere la decisione non tanto di scrivere quanto di pubblicare un libro che parla (almeno in una certa misura) di sé stessi. Quando hai deciso di scrivere questo libro? E quando di pubblicarlo?
Questo libro era nato come una copiosa autobiografia ma non aveva un messaggio vero e proprio da lasciare al lettore. L’incontro con l’editor Stefania Crepaldi è stato decisivo perché mi sono auto-lanciata una sfida: trasformarlo in un romanzo. Dopo varie stesure è uscito qualcosa di accettabile e ho proceduto con l’editing con un’altra editor. Appena concluso ho partecipato ad un concorso letterario guadagnandomi una menzione d’onore e una proposta di pubblicazione. Più o meno era dal 2015 che ci stavo lavorando.
Hai avuto più difficoltà tecniche o emotive durante la stesura? Come sei riuscita a gestire eventuali momenti di crisi?
Difficoltà tecniche molte e altrettante crisi. Per le tecniche avevo la tutor che mi consigliava dei libri per la scrittura, mi sono stati di grande aiuto. Le crisi sono state abbastanza frequenti e sofferte ma il mio istinto mi ha aiutato a non perdermi e il supporto della mia famiglia è stato essenziale.
Pensi che “Una voce particolare” possa essere d’aiuto ai lettori? In particolare a chi?
“Una voce particolare” può essere d’aiuto nella misura in cui si vuole essere aiutati. L’ho scritto con l’intento di aiutare chi come me si è trovato, o si trova, in situazione critiche come quelle che ho descritto. Innanzitutto dalle prime bozze all’editing è servito in primis a me per riuscire ad esternare gli avvenimenti del mio passato in una maniera nuova e solo alla fine ho capito che poteva essere d’aiuto anche per gli altri.
Penso che la scrittura sia terapeutica, mettere nero su bianco le mie vicissitudini mi ha fatto un gran bene
Stefania Cenci
La protagonista, Paola, in un primo momento ha una vita stabile, quel tipo di vita che in molti vorrebbero. Eppure siamo fatti di equilibri spesso precari. I suoi vacillano e tutto quello che ha costruito rischia di rompersi. Vorrei chiedere a te, Stefania: qual è il tuo equilibrio, oggi? Credi che la scrittura possa essere un aiuto a non perderlo e, in senso lato, a non perdersi? Credi, in poche parole, che la scrittura possa avere anche una funzione terapeutica?
Sì, penso che la scrittura sia terapeutica, mettere nero su bianco le mie vicissitudini mi ha fatto un gran bene e oggi mi sento di dire che sono in equilibrio. Pubblicare mi ha aiutato moltissimo a gettarmi alle spalle un periodo nero. Ho scelto il nome Paola perché è il mio secondo nome, non è un personaggio inventato. Ci tenevo molto a restare con i piedi per terra e nella scrittura non volevo perdermi.
Un tema che mi sta molto a cuore e che tu affronti in questo libro è quello della dipendenza. Siamo abituati, in modo sbagliato, a ritenere solo certi tipi di dipendenza nocivi, come se la tossicità psichica e mentale fossero meno pesanti di quella fisica. Quanto è importante per te, Stefania, contribuire con questo romanzo a far risvegliare l’opinione della gente comune?
L’opinione della gente comune sulle dipendenze non è incoraggiante, per quanto uno ci provi a curarsi si viene presto additati per sempre come dei rammolliti. Purtroppo c’è molta ignoranza e poca voglia di capire le ragioni che portano alcuni individui a certi comportamenti. Il mio romanzo non penso cambi qualcosa, ma io ci ho provato lo stesso.
La delicatezza e il rispetto con cui tu, Stefania, ti approcci ai temi del romanzo è notevole. Dopo anni di sobrietà, di disintossicazione, Paola torna nella sua città natale, acquista e consuma cannabinoidi e poi vive un’esperienza molto particolare ascoltando una canzone alla radio. Che cosa vorresti dire alla Paola di quel momento?
La Paola di quel momento è sensibilissima alla musica e non ci sarebbe nulla che l’avrebbe potuta disincantare. I cannabinoidi sicuramente avevano ampliato le antenne che Paola aveva sempre attive. Era stata presa proprio nel suo passatempo preferito. Le potrei dire di spegnere la musica e ascoltare il motore della macchina!
La prima dipendenza di Paola, la protagonista, è quella da cannabinoidi. L’uso, insieme al marito, quando la figlia dorme, appare da subito come un tentativo di evasione. Credo che poi sia questo tentativo a caratterizzare molte forme di dipendenza. C’è poi quella medica del cortisone usato per curare l’asma. Poi arriva un’altra dipendenza che forse non ci saremmo aspettati: la dipendenza che poi ha portato anche al titolo del tuo libro. Che cosa puoi dirci a riguardo?
La voce che accompagnava Paola le dava sicurezza e comprensione. Non che non le avesse da suo marito, però era un sentimento ancora più intimo per essere capita e accettata. Poi in forma musicale era stato incredibilmente piacevole per lei che è appassionata di musica. La dipendenza dalla voce è durata a lungo. Le altre dipendenze con le terapie sono state curate ma resta sempre il fatto che quella voce l’ha accompagnata per un lungo periodo e disintossicarsi da quella è stata dura per lei.
“Una voce particolare” può essere d’aiuto nella misura in cui si vuole essere aiutati. L’ho scritto con l’intento di aiutare chi come me si è trovato, o si trova, in situazione critiche come quelle che ho descritto. Innanzitutto dalle prime bozze all’editing è servito in primis a me per riuscire ad esternare gli avvenimenti del mio passato in una maniera nuova e solo alla fine ho capito che poteva essere d’aiuto anche per gli altri.
Stefania Cenci
A un certo punto accade qualcosa nella vita di Paola: la musica da compagna distensiva si trasforma in un macabro accompagnamento di pensieri cupi. Quella che vive Paola è una vera e propria psicosi. Quanto è stato difficile per lei accettare questa condizione e chiedere aiuto?
Per Paola stava diventando troppo pesante, l’idillio iniziale stava scomparendo e quando non ce l’ha più fatta ha accettato di farsi ricoverare per dare un nome a quello che stava vivendo. Poteva farlo prima ma ha voluto vivere fino in fondo quel malessere per capirne le origini e per dargli “un’identità”.
Il tuo romanzo affronta, come abbiamo detto, il tema della dipendenza e quello a essa legato della salute mentale. Hai ricevuto dopo la pubblicazione riscontri da persone che hanno un disturbo di questo tipo e che si sono ritrovate in quelle pagine?
Purtroppo ho solo un’amica che ha apprezzato l’aiuto di quelle pagine. È una persona che ho conosciuto in psichiatria.
Il messaggio profondo di “Una voce particolare” è positivo: imparare a conoscersi e a riconoscersi, accogliere anche le parti di sé più cupe e poi lasciarle fluire via, tenendo invece quelle più positive. Un messaggio di rinascita vero e proprio. Se dovessimo incontrare Paola, oggi, per strada, da che cosa la potremmo riconoscere?
La riconoscereste per la vita tranquilla che fa, astemia, non fumatrice e le cuffie per la musica sempre in testa.
Che tipo di storia dobbiamo aspettarci di trovare tra le pagine dei tuoi libri?
Dato che madre natura non mi ha fornito di fantasia letteraria, i miei libri saranno sempre autobiografici.
Descrivi “Una voce particolare” con tre parole (tre, non barare):
Imprevisto, coinvolgente e devastante.
Arrivati a questo punto dell’intervista, in genere chiedo all’ospite la canzone che suggerirebbe come sottofondo per la lettura. Nel nostro caso, però, vorrei fare qualcosa di leggermente diverso. Vorrei che tu mi indicassi cinque titoli: il primo per l’equilibrio iniziale; il secondo per la ricaduta; il terzo per la psicosi; il quarto per il processo di disintossicazione e il quinto per il finale del libro.
Nel mio romanzo cito delle canzoni che vorrei venissero ascoltate per far immergere il lettore nella storia, ma per una lettura più “leggera” consiglio: 1) Cafè Europa – David Sylvian 2) Tutto il tempo – Neffa 3) Every colour you are – Rain tree crow 4) Diamant – Rammstein 5) Little miss S – Edie Brickell
Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?
La mia passione per la scrittura è nata per caso nel 2004, stavo elencando dei fatti accaduti e mi ero accorta che mi piaceva perché mi faceva stare bene.
La dipendenza dalla voce è durata a lungo. Le altre dipendenze con le terapie sono state curate ma resta sempre il fatto che quella voce l’ha accompagnata per un lungo periodo e disintossicarsi da quella è stata dura per lei.
Stefania Cenci

Che cos’è per te la scrittura?
La scrittura nel mio caso è terapeutica, non sono una persona perspicace e ho bisogno di scrivere per capire meglio la vita che mi circonda.
Qual è la tua routine di scrittura, se ne hai una?
Ascolto molta musica prima di immergermi a scrivere. E poi deve esserci il silenzio e tante ore libere a disposizione solo per me.
Quali sono per te gli ingredienti che un bel romanzo deve avere?
La facilità di comprensione, un bel linguaggio e una storia accattivante che abbia un messaggio.
Qual è la parte più difficile per te nel tuo percorso di ideazione, struttura, scrittura e promozione dell’opera? Perché?
Per me è difficile la promozione, non sempre dispongo di budget per la pubblicità.
E la parte che reputi più stimolante e divertente?
Sicuramente la parte più stimolante è la revisione perché posso correggere gli errori ed eventualmente aggiungere cose che non avevo previsto.
C’è un autore a cui ti ispiri? Perché?
Non ho autori che mi ispirano perché leggo per la maggior parte saggi.
Quanto è importante, secondo te, la lettura di altri autori per migliorare la propria scrittura?
Leggere altri autori è essenziale per un confronto edificante.
Preferisci leggere autori già affermati o emergenti? Perché?
Leggo entrambi ma non ho ancora trovato il mio preferito. Mi piace la letteratura inglese d’altri tempi.
Credi che la scrittura e la lettura possano cambiare il mondo? Se sì, in che modo?
Le parole scritte hanno un grande potere e un buon libro aiuta a capire il mondo/caos che ci attraversa.
Se tu dovessi indicare un’opera che hai letto e che ha cambiato il modo in cui vedi il mondo (intorno a te o dentro di te), quale indicheresti? Perché?
Ti cito “Il bisogno di pensare” di Vito Mancuso. Ha dato una sferzata di positività nella mia vita come del resto gli altri suoi libri. Soffrivo di depressione e questo autore è arrivato proprio nel momento giusto.
Che tipo di opere ti piace leggere? Che genere o che stile devono avere? Devono affrontare particolari temi? Raccontaci cosa cerchi come lettore.
Leggendo quasi esclusivamente saggi ti potrei dire che cerco la verità, ma ultimamente ho letto due romanzi distopici e mi sono piaciuti moltissimo.
A cosa stai lavorando?
Sto progettando un altro romanzo, a sfondo nostalgico.
Ho bisogno di scrivere per capire meglio la vita che mi circonda.
Stefania Cenci
E che cosa puoi anticiparci sui tuoi progetti futuri?
Mi piacerebbe partecipare ad altri concorsi.
Oltre alla scrittura e alla lettura, hai altre passioni? Che cosa ci racconti a riguardo?
? Amo la musica e vado a concerti. Poi mi diletto nel restauro dei mobili, passione che mi porto dietro fin da bambina.
Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane autore che sogna di pubblicare il suo primo libro?
Consiglierei una buona valutazione del testo ed un editing eccellente.
Hai la possibilità di inviare nello spazio una sola opera (che sia una poesia, un racconto, un romanzo) di un autore più o meno conosciuto. L’autore puoi essere anche tu. In questa opera dovrebbe essere raccolto il tuo messaggio a memoria futura. Quale opera scegli e perché?
Ti cito “Io sono” di Ghemon, è un’autobiografia di un cantante. Anche lui si è messo a nudo scrivendo della sua depressione e non ha avuto paura dei pregiudizi che poteva scatenare e mettere in discussione la sua carriera. Un po’ è stato il mio mentore.
Leggendo quasi esclusivamente saggi ti potrei dire che cerco la verità, ma ultimamente ho letto due romanzi distopici e mi sono piaciuti moltissimo.
Stefania Cenci
Risposte secche:
- Casa editrice o self? Non sono pratica di self ma penso sia indifferente
- Giallo o nero? Giallo
- Musica in sottofondo o silenzio? Dipende dal momento interiore
- Struttura a priori o in divenire? Strutturato
- Prima persona o terza persona singolare? Terza persona singolare
- Libro cartaceo o digitale? Cartaceo
- Revisione a schermo o su carta? A schermo
Grazie, Stefania, per la sincerità e la delicatezza con cui affronti temi così importanti.
Se le sue risposte vi hanno incuriosito, potete approfondire qui:
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