E se l’inganno fosse una torta di cioccolato? – Marco Moretti

Intervista all’autore di “L’inganno della torta di cioccolato” – Marco Moretti

Ho avuto il piacere di conoscere Marco Moretti, seppur virtualmente, qualche anno fa, quando entrambi facevamo parte del collettivo Scrittori in corso.

Marco Moretti, nato a Carrara negli anni ’60, trasferitosi a Genova nel 1990. Nella sua valigia qualche straccio, il bisturi e la penna: l’inizio del matrimonio con il lavoro. Qualche anno dopo arriva l’amante, la scrittura: come convivono? Si conoscono e si tollerano, l’unico modo.

Marco Moretti ha esordito con racconti nel web e una raccolta autoprodotta, “Niente è come sembra”; nel 2015 il romanzo “Chi diventerai”, nel 2018 “Occhi dal passato” e gli spin-off “Il senso di Mario per i guai – reloaded”, nel 2022 “L’inganno della torta al cioccolato”. Ha collaborato con il collettivo di Scrittori in corso e Sognaparole Magazine.

Ha cercato di imparare qualcosa divorando libri, digerendoli lentamente, oltre a frequentare cosi di storytelling diretti da Sergio Badino a Genova.


Ciao Marco! Abbiamo condiviso per un certo periodo l’esperienza nel collettivo Scrittori in corso. Mi sembra giusto, un po’ come tributo, ricordarlo. Vorrei chiederti che cosa ti ha lasciato quell’esperienza e se ti è servita in qualche modo a crescere come autore.

Ciao! Scrivere racconti a tema è sempre una sfida interessante, ancor più se si fissa un limite di battute. È stato un confronto utile, viste le età differenti nel collettivo e parecchi punti di vista.


In molte delle tue opere gioca un ruolo di grande importanza il territorio. Ci sono città a cui sei particolarmente legato e che tornano nei tuoi libri. Puoi farci qualche esempio e spiegarci il perché?

Il territorio ci plasma con la sua gente, le tradizioni e i conflitti. Carrara, perché ci sono nato, ma l’ho sempre vissuta come un limite da superare: cercavo di più. Milano, la meta di noi teenagers e giovani uomini di provincia: il paese dei balocchi e delle esperienze. Genova, mia amante adottiva: mi ha stregato, litighiamo spesso, ma non ci lasciamo. L’Alto Adige, dove cambio pelle: dismetto gli abiti di città, ripongo orologio e agenda nel cassetto.


Nella vita quotidiana medico e autore. Nei libri detective. Pensi che ci siano similitudini tra queste professioni?

La ricerca del colpevole e il suo castigo: inchiesta in solitaria, con supporto di un team, raccolta di indizi e prove. Parliamo di un killer o di un batterio? Sono anche un “guardone”, mentre passeggio ascolto dialoghi e osservo le persone: qualche storia è nata così, semplicemente cercando indizi.


Che tipo di storie dobbiamo aspettarci di trovare tra le pagine dei tuoi libri?

Verosimili, in crescendo, ricche di conflitti e personaggi “forti”, con passioni e difetti.


C’è un libro a cui sei particolarmente legato? Vuoi spiegarci perché?

“Stoner”, di Williams: la grandezza di una persona ordinaria.


Descrivi ogni tua opera con tre parole (tre, non barare):

“Il senso di Mario per i guai”: Non ha paura.

“Occhi dal passato”: La seconda occasione.

“L’inganno della torta al cioccolato”: L’amicizia vince?


Suggerisci un sottofondo musicale per accompagnare la lettura delle tue opere (se vuoi puoi indicare anche una situazione ideale di lettura, tipo periodo della giornata, luogo, compagnia, ecc):

“Il senso di Mario per i guai”: Blues urbano

“Occhi dal passato”: Sirtaki, Trap

“L’inganno della torta al cioccolato”: Funky, Prog rock


Ricollegandoci al tuo primo titolo, “Il senso di Mario per i guai”, mi viene da chiederti quale senso abbia, invece, Marco per i guai. Che ci dici a riguardo? E che cosa sono per te i guai?

Marco non ha un sesto senso in proposito, ma in passato ha commesso qualche leggerezza con conseguenze. I guai sono crepe nel cemento che ci sorregge: ci siamo esposti troppo alle intemperie o non abbiamo costruito bene le fondamenta.



In passato abbiamo già approfondito in una live di Laboratorio Emotivo il tuo romanzo “Occhi dal passato”. Mi piacerebbe riprendere una domanda che ti avevo rivolto durante quell’incontro, in modo che anche i lettori del blog possano conoscerne la risposta. Mario Pinozzi, medico chirurgo. Marco Moretti, medico. Entrambi avete una passione per i misteri. Domanda classica, ma intramontabile. Quanto di te c’è in questo personaggio? Leggendo il libro ho avuto la sensazione di ritrovarti anche in Moruzzi, il commissario. Che parti di te o della tua vita hai portato in ognuno di loro?

Mario e Marco sono colleghi e uomini: il secondo vorrebbe essere più Mario, questi invidia parte di Marco e la sua ricerca di certezze. Moruzzi è il Marco di qualche anno fa, un po’ superficiale nei giudizi o solo troppo entusiasta del prossimo.


Sempre ricollegandoci a “Occhi dal passato”, a quell’intervista e a “Ecco: filosofia della bellezza”, ti ripropongo anche questa domanda. nel tuo libro si parla spesso di bellezza. Dalla tentazione contemporanea al mito che “non tramonta mai”, per citarti. Passando anche dall’eugenetica. Vuoi parlarci un po’ della bellezza e soprattutto, Marco, cos’è per te bellezza?

Tralasciando i canoni estetici la bellezza è una coppia che si bacia, il mio cane che corre verso di me, l’odore di un bosco, gli amici. La bellezza è tutto ciò che fa da antidoto alla vita spesa un tanto al chilo, all’ apparire senza essere.



Veniamo adesso a qualche domanda sul tuo ultimo romanzo di recente pubblicazione, “L’inganno della torta al cioccolato”. Stavolta hai scelto di ambientare la storia in America e non in Italia. Come mai questo cambio di localizzazione?

L’America mi ha sempre affascinato, i suoi spazi, i contrasti, la ricchezza e le contraddizioni. È una storia forte ispirata da fatti di cronaca eclatanti e vite borghesi patinate, con fondamenta rese fragili da sentimenti accesi che covano sotto la brace. Due amici, famiglie importanti, inchieste difficili e i nemici quotidiani che impegnano i protagonisti nella vita personale e professionale.


Il sottotitolo di questo tuo lavoro è “Cronaca di un’amicizia”. Anche in “Occhi dal passato” e nel tuo primo libro mi sembra che fosse un tema preponderante. Che importanza dai tu, Marco, all’amicizia?

L’amicizia è una trasfusione periodica per il carattere e l’anima, se preferisci una donazione reciproca di organi che non hanno eguali. Ma questo ha un prezzo, che solo gli amici e le amiche accettano di pagare.


Senti, Marco: che tipo di giallo dobbiamo aspettarci di trovare in “L’inganno della torta al cioccolato”?

Un giallo-noir in cui ho sviluppato due inchieste parallele: il detective cerca di incastrare la nemesi del padre sceriffo e segue le tracce di un killer sospetto dell’uccisione di sei giovani. Con l’aiuto dell’amico profiler. I fatti metteranno alla prova il legame umano.


Ci puoi anticipare qualcosa sui due protagonisti di “L’inganno della torta al cioccolato”? Non ti nascondo di essere molto incuriosita dalla figura del profiler Frank.

“Frank è il migliore in quello che fa, il mio amico Blackwood 3.0: ma non chiamatelo profiler, si arrabbia o peggio.” L’amico detective John, cui è legato dai tempi del liceo, descrive così il profiler: Frank ha un metodo personale per stilare i profili, per cui non è amato dai superiori. Collabora con un detective, invece di assecondare i G men dell’FBI. Profiler nerd e sbirro action-man, ma le cose cambieranno negli anni.


Adesso cerchiamo di approfondire un po’ qualcosa su di te e sul tuo rapporto con la scrittura. Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?

Spingeva per uscire da anni, ma non riuscivo a coniugare le idee da cui sviluppavo storie con la vita: lavoro, famiglia e così via.


Che cos’è per te la scrittura?

La mia amante, una passione intensa.


I guai sono crepe nel cemento che ci sorregge: ci siamo esposti troppo alle intemperie o non abbiamo costruito bene le fondamenta.

Marco Moretti

Qual è la tua routine di scrittura, se ne hai una?

Si può avere routine con un’amante?


Quali sono per te gli ingredienti che un bel romanzo deve avere?

In primis la trama, se non parte nelle prime venti pagine non sempre ci riuscirà più avanti.

Dialoghi che incollino il lettore alle pagine.

Stile personale.


Qual è la parte più difficile per te nel tuo percorso di ideazione, struttura, scrittura e promozione dell’opera? Perché?

Il controllo della coerenza nel testo, eliminare le contraddizioni e i nonsense o l’info-dump.

La promozione è l’altro scoglio, richiederebbe un professionista.


E la parte che reputi più stimolante e divertente?

La narrazione in prima persona: quando parla il personaggio sei davvero tu quello che si esprime.


C’è un autore a cui ti ispiri? Perché?

Carofiglio in Italia, Lansdale in USA.

Il lessico, le descrizioni, i dialoghi.


Quanto è importante, secondo te, la lettura di altri autori per migliorare la propria scrittura?

200%


La bellezza è tutto ciò che fa da antidoto alla vita spesa un tanto al chilo, all’ apparire senza essere.

Marco Moretti

Preferisci leggere autori già affermati o emergenti? Perché?

Entrambi: i primi perché sono maestri, i secondi perché i maestri sono fatti per essere superati.



Credi che la scrittura e la lettura possano cambiare il mondo? Se sì, in che modo?

Lo hanno cambiato in passato confido che lo faranno ancora, dobbiamo solo convincere i lettori che non esistono solo i best-sellers.


Se tu dovessi indicare un’opera che hai letto e che ha cambiato il modo in cui vedi il mondo (intorno a te o dentro di te), quale indicheresti? Perché?

Dobbiamo parlare di Kewin – Lionel Shriver: ti sbatte in faccia quanto ignoriamo o non percepiamo il disagio dei giovani, i futuri noi di domani.


Che tipo di opere ti piace leggere? Che genere o che stile devono avere? Devono affrontare particolari temi? Raccontaci cosa cerchi come lettore.

Deve prendermi, abbracciarmi, voglio sedermi accanto ai personaggi e osservarli, sentire i profumi e il freddo, le tensioni. Non cerco un genere, ma voglio la storia; ben scritta, certo, ma non leziosa, lo scrittore che si ascolta mi annoia. Nella quarta di copertina non devo trovare necessariamente sviscerato il tema o la morale, preferisco scoprirla.


I maestri sono fatti per essere superati.

Marco Moretti

A cosa stai lavorando?

Un romanzo “genovese” e racconti.



E che cosa puoi anticiparci sui tuoi progetti futuri?

La raccolta di pensieri e vissuto di quelle che chiamo “giornate ordinarie di un uomo disordinato”; cronache, sogni e avventura, un “Diario balordo. Alcuni stralci su Instagram.



Oltre alla scrittura e alla lettura, hai altre passioni? Che cosa ci racconti a riguardo?

Di recente ho scoperto il giardinaggio e falegnameria, per cambio abitazione: non cederò mai alle bocce, né a fare l’umarell!


Quale consiglio ti sentiresti di dare a un giovane autore che sogna di pubblicare il suo primo libro?

Scrivere, scrivere, scrivere.


Hai la possibilità di inviare nello spazio una sola opera (che sia una poesia, un racconto, un romanzo) di un autore più o meno conosciuto. L’autore puoi essere anche tu. In questa opera dovrebbe essere raccolto il tuo messaggio a memoria futura. Quale opera scegli e perché?

Una pagina del Diario Balordo in cui racconto della vita di gente comune, qui sul pianeta Terra.


Risposte secche:

  1. Casa editrice o self? CASA EDITRICE
  2. Giallo o nero? NERO
  3. Struttura a priori o in divenire? Priori
  4. Musica in sottofondo o silenzio? SILENZIO in studio
  5. Prima persona o terza persona singolare? PRIMA
  6. Libro cartaceo o digitale? CARTACEO
  7. Revisione a schermo o su carta? Carta

Ringraziamo Marco per le sue risposte mai banali e che ci portano sempre a riflettere a un livello più profondo. Se vi ha incuriosito, vi suggerisco di approfondire qui:



2 risposte a “E se l’inganno fosse una torta di cioccolato? – Marco Moretti”

  1. […] Tommaso Landini, Marco De Matteis, Marta Brioschi, Dario Zizzo, Maricla Pannocchia, Ilaria Cecchi, Marco Moretti e Alessia […]

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  2. […] della torta al cioccolato” di Marco Moretti! Abbiamo già conosciuto Marco in questa intervista ed è un caro amico di penna dall’epoca del collettivo “Scrittori in […]

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